Un libro breve ma molto bello per la sua storia d'amore e la penna di Puskin.
Un padre severo, un figlio ribelle spedito a prestare il servizio militare all'avamposto di Belogorsk, un bandito, una giovane donna contesa. Sullo sfondo di una Russia attraversata dalla rivolta cosacca di Pugacev, tra duelli, scontri e prigionie, Aleksandr Puskin narra il contrastato amore tra due giovani, il nobile Grinev e la dolce Masa, che per coronare il loro sogno dovranno superare innumerevoli traversie. Ultima prova letteraria di Puskin, "La fylia del capitano" fonde magistralmente le vicende dei protagonisti con la Storia, in un romanzo che si legge come un'"antica fiaba russa". Nota introduttiva di Leone Ginzburg.
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Anno edizione:2012
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AnnaCa 15 dicembre 2021Breve ma carino
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Salvatore Fusco 08 marzo 2017
Tra i massimi esponenti della Russia del XIX secolo non si può non citare il grande e sfortunato Puskin, e tra le sue opere - tante se rapportate alla giovane esistenza del poeta russo - non si può non parlare de "La figlia del capitano". La rivolta di Pugacev è il contesto in cui si sviluppa la storia di Petr Andreic Grinev, il quale farà di tutto - aiutato anche da circostanze favorevoli - per unirsi alla donna che ama, Masa, ossia proprio la figlia del capitano della fortezza. Le vicende si susseguono in maniera rapida, la suspense porta una naturale simpatia per le vicende del protagonista, il quale è "amato" dal lettore sin dalle prime battute. Il tifo per lui, visto il per il percorso impervio che dovrà affrontare in tutta questa storia, è inevitabile. Uno stile asciutto e preciso che bada al sodo: Puskin riesce anche in questo romanzo storico a farsi amare.
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Enrico Caramuscio 08 aprile 2015
Nella seconda metà del diciottesimo secolo la Russia di Caterina II viene messa a soqquadro da una serie di movimenti rivoluzionari che tendono a sovvertire l’ordine stabilito e che vedono come grande protagonista il sanguinario cosacco Pugacev. In questo contesto storico brutale ed irrequieto, Puskin dipinge una delicata ed incantevole storia d’amore capace di resistere ad ogni ingiustizia, sopruso, peripezia gli si pari davanti e di trionfare sul male imposto dagli uomini e perfino su un destino sempre pronto a mettere il bastone fra le ruote. Tra le mura della fortezza di Belogorsk nasce e si alimenta di giorno in giorno un tenero sentimento tra Maria Ivanovna, figlia del comandante del suddetto reggimento, e il giovane alfiere di nobili origini Petr Andreevic. Il loro legame, tanto forte ed intenso, deve sin da subito fronteggiare le più disparate difficoltà, dalla timidezza di entrambi all’opposizione dei genitori di lui, fino alle insidie del subdolo Svabrin, commilitone di Petr Andreevic, anch’egli innamorato della bella Mascia. Ma il colpo più forte ai rosei progetti dei due innamorati lo sferra lo spietato Pugacev, assaltando e conquistando la fortezza e dividendo le strade dei nostri protagonisti. Petr Andreevic tuttavia non si arrende e, forte di una sorta di benevolo occhio di riguardo di Pugacev nei suoi confronti, fa di tutto per riuscire a stringere definitivamente la bella Maria Ivanovna tra le sue braccia. Probabilmente, dal punto di vista della trama, la storia raccontata da Puskin può apparire un po’ banale e buonista, la classica favoletta a lieto fine in cui, dopo le immancabili difficoltà, vissero tutti felici e contenti. Si potrebbe porre qualche critica anche alla presentazione del contesto storico la cui visione appare unilateralmente a favore della parte “zarista”. La rivolta dei cosacchi, infatti, era dettata dalle terribili ingiustizie del sistema sociale e puntava al riscatto dalla servitù della gleba. Ma di questo non vi è neanche un accenno e gli uomini di Pugacev vengono semplicemente dipinti come dei barbari sanguinari e usurpatori a cui si oppongono i virtuosi e irreprensibili difensori della corona. La valutazione dell’opera va quindi fatta tenendo ben presente l’epoca storica in cui è stata scritta e il contesto politico e sociale in cui nacque e visse Puskin (aristocratico e figlio di un militare in congedo). Tuttavia non si può certo negare l’altissimo valore letterario di un libro scritto divinamente, con una prosa ai limiti del lirismo, un’attenta caratterizzazione dei personaggi, una grande cura dei particolari. Tutte qualità che fanno sì che quest’opera venga ritenuta, a pieno titolo, una delle pietre miliari della grande letteratura russa.
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