Nonostante il titolo annunci un romanzo al femminile per una buona metà vengono rievocate le vicissitudini di Gershon, capostipite da cui discenderanno Victoria, Edwarda, Abigail e, finalmente, Alexandra la scrittrice che si accolla il faticoso compito di narrare la vita della famiglia appoggiandosi soprattutto ai ricordi della nonna materna. Il romanzo si serve abbondantemente della diffusa tecnica di alternanza tra passato e presente per creare attesa e scongiurare la monotonia: ma se la prima parte, nella suggestiva cornice di Gerusalemme, affascina nonostante qualche situazione spinta al limite della verosimiglianza, quando la narrazione si trasferisce nella Londra vittoriana non riesce a mantenere alto l'interesse neppure ricorrendo ad un intrigo amoroso di corte. Mi ha trasmesso la sensazione di un libro diviso nettamente in due parti piuttosto slegate una dall'altra e con un finale che tenta di ricreare il filo conduttore senza però convincere in pieno.
Figlie di Gerusalemme
«Il mio mentore e maestro Amos Oz affermava che per scrivere un libro devono essersi avverate due condizioni: un’infanzia difficile e una nonna che racconta le storie. Quelle due condizioni in me si sono realizzate». La scrittrice quarantenne Alexandra siede in una stanza di fronte alla bellezza senza tempo delle colline di Gerusalemme. Ha deciso di scrivere la storia della sua famiglia prendendo ispirazione dalla casa avita, oggi trasformata in residenza per artisti. Un luogo che fa tornare a galla le memorie delle sue antenate. Già, perché la famiglia di Alexandra è quasi esclusivamente composta da donne, donne che hanno dovuto imparare a cavarsela da sole. Tutto comincia il giorno in cui la bellissima bisnonna Victoria, a quattro anni, viene scelta dal console inglese a Gerusalemme per porgere un mazzo di fiori al principe d’Inghilterra in visita in Terra Santa: un episodio cruciale, che cambierà il destino della famiglia. Dall’epoca ottomana fino al Novecento inoltrato, passando per la Londra vittoriana, si snodano così le vicende di Gershon e Shoshana, i genitori di Victoria, di Victoria stessa, di sua figlia Edwarda e infine di Abigail, madre di Alexandra, che soltanto alla fine farà alla figlia un’importante rivelazione. Shifra Horn, una delle più affermate scrittrici israeliane contemporanee, imbastisce un’appassionante saga familiare in cui sono le donne a essere narratrici e protagoniste; al loro fianco, l’eterna magia della città di Gerusalemme, che con il suo carico di ricordi assurge al ruolo di grande comprimaria. «I profumi innestano radici nella memoria», mi disse allora nonna Edwarda. Poi aggiunse: «Quando i destini delle persone si incrociano, possono accadere cose incredibili».
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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        Patrizia 09 aprile 2025
 
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