Alcuni mesi fa lessi "La storia dell'amore" dietro suggerimento - entusiastico - di un'amica. Nonostante abbia apprezzato il romanzo, rimasi perplesso per due motivi: l'eccessiva prossimità alle opere (ben più significative) del marito - Jonathan Safran Foer - e lo stile di scrittura, troppo complesso. In questo romanzo ho trovato piena conferma ai miei dubbi. Sganciata dalla magia dell'influsso di Foer, Nicole Krauss si rileva, a mio giudizio, una scrittrice dalle buone intenzioni (in questo caso il ruolo della scrivania, come fulcro attorno al quale si dipanano le storie dei vari personaggi. Idea, per altro, non particolarmente originale), ma incapace di superare gli stilemi troppo complessi (si fa davvero fatica a leggere e, spesso, bisonga tornare indietro di molte pagine per rintracciare il ruolo di un personaggio). Inutilmente verboso, logorroico e senza nemmeno una significativa capacità di coinvolgimento emotivo. Sarà anche considerata una dei 20 migliori scrittori under 40 americani (come si afferma nella promozione del libro) ma, per quanto mi riguarda, ciò che ho letto mi è sufficiente per non dare seguito ad ulteriori letture. Meglio aspettare il prossimo romanzo del marito!!!
La grande casa
Nell'inverno del 1972, a New York, Nadia vive reclusa in una casa vuota, a fare i conti con la solitudine dopo un abbandono e con le difficoltà del suo mestiere di scrittrice. L'incontro di una sola notte con un giovane poeta cileno le cambierà la vita: lui decide di lasciarle in prestito i suoi mobili e di tornare in Cile, dove verrà inghiottito dalle carceri di Pinochet. A Nadia resta in eredità un'enorme scrivania, dotata di diciannove piccoli cassetti, uno dei quali impossibile da aprire. E quando dopo venticinque anni riceve la telefonata di quella che si presenta come la figlia del poeta, Nadia si rende conto di non volersi separare da qualcosa che è diventato parte integrante della sua identità. Si tratta, forse, della stessa scrivania su cui da sessant'anni un antiquario di Gerusalemme sta cercando di mettere le mani, nel tentativo di ricostruire pezzo dopo pezzo lo studio di suo padre, saccheggiato dai nazisti a Budapest in una notte del 1944. E per un periodo sembra essere appartenuta anche a un'altra scrittrice, Lotte Berg, fuggita a Londra dalla Germania nazista: solo alla fine della loro vita insieme il marito di Lotte, un professore universitario inglese, capisce di non aver mai conosciuto a fondo la donna che ha amato di un amore struggente, e che proprio in quei cassetti nascondeva un terribile segreto.
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Autore:
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Collana:
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Edizione:2
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Anno edizione:2011
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MARIO D'ANDREA 09 aprile 2011
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