Uno dei miei libri preferiti di Fitzgerald
Sin dall'inizio del romanzo, quando si apre lo scenario sulle splendide feste nella lussuosissima dimora di Gatsby, su di lui circolano voci tutt'altro che gentili: ha ucciso un uomo... nasconde la sua identità di figlio di un tedesco con losco passato... sicuramente gestisce attività illecite. Praticamente tutti gli ospiti che accorrono alle sue danze pensano, e dicono, male di lui. Una vera folla di ospiti, in gran parte sconosciuti al proprietario... Subito abbiamo il quadro del mondo che Fitzgerald rappresenta: un mondo senza midollo, senza valori, senza moralità. Introduzione di Roberto Mussapi.
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Anno edizione:2016
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FrancescaM 02 gennaio 2023Capolavoro di Fitzgerald
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Uno dei nomi che più mi è rimasto impresso è proprio quello di Francis Scott Fitzgerald, per il quale ho sempre provato una certa simpatia, dovuta forse alla curiosità suscitata dal nome vagamente aristocratico o forse alla biografia travagliata di quest’ uomo che in breve tempo ha avuto tanto, ha sperperato tutto e ha goduto di fama leggendaria solo nei decenni successivi alla sua precoce morte. “ Il grande Gatsby “ fu infatti un successo di critica più che di pubblico e solo anni dopo sarà eletto ad opera più rappresentativa della cosiddetta età del jazz. Il capolavoro di Fitzgerald è una storia di solitudine e indifferenza e solo secondariamente una storia d’ amore.Gran parte della narrazione è tesa a descrivere la percezione che si ha di quest’uomo e ciò contribuisce a proseguire nella lettura, gli eventi anticipati e preparati in pochi capitoli precipitano e si risolvono magistralmente in quelli finali lasciando una lettura dal sapore amaro, struggente e malinconico. Non è stato semplice apprezzarla , non è amore a prima vista, gli riconosco efficacia narrativa e aderenza ad un mondo bello e spavaldo, una malinconia di fondo che detronizza il bel mondo e il sogno americano. davvero molto bello come libro comunque.
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Con uno stile superbo velato di ironia l'autore fotografa, in un bianco e nero ricco di dettagli e di ombre nette e contrastate, l'inizio secolo americano in una piena espansione consumistica che fa da contraltare ad una sempre maggiore pochezza di sentimenti. La vita stessa di Gatsby ne è l'emblema: uno sfarzo costruito, ma che annoia. Uno scintillante castello di carte pronto ad accasciarsi sotto il peso della sua roboante facciata, in un vuoto tanto più assordante quanto la musica usata per coprirlo, ma mai riempirlo. È spaventosamente profetico il contesto sociale che l'autore tratteggia: una decadenza che è causa e prodotto di un profondo, pesante e sempre più grande vuoto. Una storia che fa riflettere e che lascia molto amaro in bocca.
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