Ho finalmente recuperato in dvd il bellissimo GREEN BORDER di Agnieszka Holland, regista giovanissima dei suoi 76 anni, allieva di Wajda e collaboratrice del grande amico Kieslowski. Il suo film "senile" è forse il suo più bello, legato come altri al tema della libertà individuale in un 'Europa spesso vittima di dittature o regimi repressivi, in cui l'uomo paga con la vita il suo desiderio di civiltà e tolleranza. In Green Border una famiglia in fuga dalla Siria rinuncia ad attraversare il pericoloso Mediterraneo preferendo l'aereo fino a Minsk. Tutto sembra concordato per far arrivare nonno, moglie marito e figli dal cognato in Svezia, ma l'inferno li attende alla frontiera verde, paludosa e feroce, tra Bielorussia e Polonia, dove diventano pedine di una guerra sotterranea tra Oriente putiniano e Occidente impermeabile. Costretti a privazioni, umiliazioni, ricatti anche per una semplice bottiglia di acqua, sottratti ai diritti civili e spesso vittime nel fango da entrambi i lati del filo spinato che segna il confine, possono solo salvarsi grazie agli attivisti polacchi che rischiano la galera per loro. Per mare o via terra, chi fugge per sopravvivere ha solo qualche angelo dalla sua parte, sostenuto da avvocati che faticano a far valere il diritto. Il tutto accade tra 2021 e 2022, quando la Polonia finirà poi per accogliere due milioni di ucraini in fuga. Con il vigore di uno splendido bianco/nero, Holland ci offre ritratti umani che scavano una fossa dentro le nostre urgenze morali e dentro un'Europa immobile e piena di contraddizioni. Ed è un vero peccato che la potenza del cinema resti così marginale, come accaduto anche per la grande letteratura, in un mondo così sbagliato.
