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Anno edizione: 2020
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In un lungo periodo a cavallo tra Duecento e Trecento Genova e Venezia hanno vissuto in un costante rapporto di tensione, un confronto-scontro deflagrato in ben quattro conflitti mediterranei dal 1257 al 1381. Perché questa tensione nei rapporti tra le due città? Il motivo più evidente risiede senza ombra di dubbio nel controllo di rotte commerciali che colllegavano i porti mediterranei alle Vie della Seta. Il commercio tra cristiani e musulmani era tanto illecito quanto redditizio. Nel Duecento e nel Trecento la costante necessità di recuperare Gerusalemme e i territori di Outremer spinse i papi a indire più crociate. Spedizioni che fallirono per due motivi macroscopici: la rivalità tra le città italiane favorì la debolezza dei regni e dei principati d’Oriente nei confronti delle minacce esterne; la crociata in sé spesso era in stridente contrasto con quel commercio che i papi tentavano di contrastare. Genova e Venezia insomma frequentavano le stesse piazze commerciali. In un serrato dialogo, entrambe le città mettevano in atto una strategia che impedisse all’avversario di sopravanzare acquisendo la preponderanza in spazi geografici particolarmente affollati e appetitosi. Contrariamente a quello che sarebbe naturale immaginarsi, la lunga partita tra i due “astri d’Italia” - come li definì Petrarca - non ebbe un chiaro vincitore, dato che nessuno dei due contendenti riuscì a sopravanzare nettamente l’altro, se non per brevi periodi. In conclusione, la lettura de Il Grifo e il Leone è vivamente consigliata non solo per la prosa, ma per la capacità dell’autore di sapersi destreggiare in un quadro geopolitico caratterizzato da una complessità e da una pluralità di soggetti che nulla hanno da invidiare al nostro presente. Un libro di tale caratura dovrebbe diventare l’approccio abituale alla cosiddetta storia medievale, da non studiare più in una prospettiva eurocentrica, ma mondiale (analogamente a quel che si fa con la storia moderna). Dott. Massimo Bonomo
Il Grifo e il Leone Antonio Musarra dopo La Guerra di San Saba, Genova e il Mare nel Medioevo, In Partibus Ultramaris, 1284 la Battaglia della Meloria, Acri 1291, Il Crepuscolo della Crociata, Processo a Colombo, il Grande Racconto delle Crociate e Francesco i Minori e la Terrasanta, ci dona un'altra chicca, un'altra parte di un mosaico che, certamente, sarà prodigo di nuove composizioni che riprodurranno, perfettamente, le parti di questa grande storia che è stata quella della nascita, dello sviluppo e dell'orgoglio di essere italiani: le città marinare di Genova, Pisa e Venezia. Il libro, meticolosamente, descrive una appassionante storia, quella avvenuta sulla scia di galee assolate e pavesate in una avventurosa lotta per il potere sui mari e sulle terre del Mare Nostrum, con navi e marinai trasportati dal vento e dall'orgoglio dell'appartenenza ai simboli del Grifo e del Leone, al di là di ogni orizzonte, in ogni latitudine, fino ai confini del grande scacchiere: In Partibus Ultramaris. Ogni argomento del libro è, come sempre, tratteggiato e accompagnato entro precisi binari, che non dimenticano il momento storico, politico, economico, sociale, militare e geo strategico, da punto a punto nello scacchiere Mediterraneo, con particolare attenzione al quadrante medio orientale. Il libro è un altro grande punto fermo nella storiografia italica, un libro che mancava per definire i rapporti a lungo trattenuti tra queste poderose civiltà marittime: Genova, Pisa e Venezia con tutte le ripercussioni fino alla Terrasanta. Con Venezia, lontana ma sempre rivale di Genova e Pisa, protagonista onnipresente di tutti i traffici e gli "intrallazzi" politico-commerciali in quell’Oriente meta indefinita delle loro attenzioni. Un libro che ne presuppone altri, sicuramente, credo, nell'agenda di Antonio Musarra, per narrare la decadenza delle città marinare, con Venezia che sarà vittima della spada dell'Islam che spezzerà il suo potere con l’arrivo a Costantinopoli nel 1453 e a Cipro nel 1571, sconvolgendo e travolgendo definitivamente gli equilibri preesistenti, e con una Genova già caduta all'inizio del XIV secolo sotto gli artigli gallici della Francia, finchè una Venezia decadente, sempre più chiusa nel suo mare oscuro, sarà vittima dell'orgoglio rivoluzionario francese nel 1797 quando, a Campoformio, un vittorioso Napoleone la consegnerà a scatola chiusa all'aquila asburgica, seguita nel 1815 da Genova scivolata nel letargo e nell'arroganza savoiarda. Ma questa è un'altra storia. Ottimo libro, da leggere, per ripensare al nostro passato come se il presente non fosse mai trascorso.
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