The Hurt Locker (DVD) di Kathryn Bigelow - DVD
The Hurt Locker (DVD) di Kathryn Bigelow - DVD
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BAFTA al miglior film - Film internazionale - 2010
The Hurt Locker (DVD)
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Descrizione


La squadra \"Bravo Company\" ha il compito più pericoloso del mondo: disarmare bombe e prevenire attacchi kamikaze nel bel mezzo della guerriglia urbana.

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Informazioni:

Buone condizioni generali, potrebbe presentare segni di usura su copertina o piccole rotture/abrasioni sulla confezione. Disco/Dischi in ottime condizioni.

Dettagli

2008
DVD
8031179929214

Informazioni aggiuntive

  • Eagle Pictures, 2012
  • Eagle Pictures
  • 127 min
  • Italiano (DTS 5.1);Italiano (Dolby Digital 5.1);Inglese (Dolby Digital 5.1)
  • Italiano per non udenti; Inglese
  • 1,85:1 Wide Screen

Valutazioni e recensioni

  • PASQUALE DE RENZIS

    Quando si pensa ai film bellici vengono in mente le grandi produzioni che ripropongono battaglie sanguinose e scontri epici che hanno fatto la Storia, ci si ritrova davanti agli occhi tutte le variazioni sul tema Vietnam e sulla Seconda Guerra Mondiale; di recente sono stati timidi i tentativi di riportare sullo schermo le guerre in Iraq e in Afghanistan, e forse per la reticenza delle alte sfere ad ammettere i propri errori ci si è trovati dinanzi a numerose lacune narrative e storiche lì dove probabilmente l’evoluzione tecnologica e la presenza costante dei media avrebbe dovuto permettere di conoscere minuziosamente le situazioni venutesi a creare. A queste lacune l’industria cinematografica ha cercato di sopperire mettendo in primo piano nelle produzioni moderne la condizione emotiva e psicologica dei militari grazie anche ai loro racconti, e The hurt locker, anche se in maniera del tutto atipica, è riuscito a farlo evitando quasi del tutto di mostrare la guerra in quanto tale. L’atipicità dell’opera di Kathryn Bigelow sta proprio nell’aver evidenziato la totale assenza di confronto bellico in queste guerre moderne; nell’Iraq che ci viene mostrato in realtà non c’è un nemico ben preciso da combattere, si uccidono civili inermi che si credono ostili e si muore per mano di kamikaze che vogliono liberare la propria terra dagli invasori. The hurt locker significa letteralmente “scatole di dolore” che nel film si palesano negli ordigni che devono essere disinnescati dall’unità speciale Bravo Company così come negli stessi soldati che accumulano dolore provando ad esorcizzarlo ognuno a proprio modo: il protagonista è il sergente artificiere James che sfida ogni giorno la morte affrontando le bombe quasi come fosse immune alla loro esplosione. Intorno i suoi commilitoni soffrono devastazioni interiori, in molti sono morti per ordigni non disinnescati, in tanti si sono suicidati perché impotenti dinanzi al dolore provocato e accumulato. Dolore che non riesce a nascondere nemmeno il sergente James, nonostante l’apparenza da superuomo: gli diventa difficile resistere emotivamente alla morte dei compagni anche se come scintilla decisiva a comprendere ciò che sta avvenendo arriva la morte di un bambino iracheno, forse perché lui è padre di un bimbo che vede pochissimo e che probabilmente crescerà senza di lui, perché nonostante le sue missioni abbiano sempre un termine James chiede puntualmente di tornare a lavoro nelle zone di guerra a sfidare la morte, incapace di riprendere una vita normale. La grande forza di The hurt locker è riassunta nell’epigrafe che si legge ad inizio pellicola, “La scossa della battaglia spesso causa una potente e letale assuefazione, perché è una droga”: il concetto di assuefazione è descritto in maniera egregia grazie alla capacità di evidenziare il dramma umano dei protagonisti anche quando sono all’apice delle loro scosse adrenaliniche. Seppure il tentativo del film sia quello di mantenersi equidistante da una presa di posizione sul concetto di guerra, l’evoluzione degli eventi e la rappresentazione emotiva dei personaggi rendono la storia emblematicamente antibellica, con la guerra considerata come una vera e propria droga dalla cui dipendenza è quasi impossibile liberarsi. La regista di Point Break e Strange Days è alla sua migliore prova tecnica, e giustamente l’Academy Awards ha premiato la Bigelow con l’Oscar alla regia per questo suo ultimo lavoro; non fanno una piega gli altri riconoscimenti ricevuti dal film per Montaggio, Montaggio Sonoro e Suono; significativo il premio andato alla Sceneggiatura scritta dal reporter di guerra Mark Boal. Mi ha decisamente sorpreso, invece, l’Oscar come Miglior Film a The hurt locker , sia perché non lo considero concettualmente e classicamente americano, men che meno hollywoodiano, sia per la scarsa popolarità avuta all’uscita nei cinema (appena 12 milioni di dollari di incasso in Usa e 4 in tutto il resto del mondo) che per quella che potrà avere in futuro nel caso in cui lo spettatore convenzionale moderno lo dovesse vedere: in un universo cinematografico in cui i botteghini si ingrassano grazie a horror e atmosfere tridimensionali trovo simbolico questo premio, quasi a sottolineare che esistono aspetti artigianali, tecnici e narrativi, della Settima Arte che continueranno ad avere la giusta considerazione nonostante la diffusione degli effetti speciali.

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