In cammino sempre bisiricò
Il dolore è la chiave di questa poesia, sempre presente ma nella solitaria pervicacia a sorpassarlo, a lasciarlo alle spalle. La poesia di Mariagrazia è come una slavina di alta quota, non la slavina di superficie, ma alla radice del terreno, che spazza via tutto, gli arbusti dell'ontano d'altura, i piccoli pecci ed il mugo... Ma la primavera farà giustizia della slavina, ne mitigherà la devastazione, perché la natura riprende, si rianima, rinasce ogni volta. Ecco che il dolore, il trauma, l'urlo si placano e si riprende la lotta delle ore quotidiane, e si riprende a vivere, su tutto. Ecco allora la vera resurrezione, che viene dalla potente immaginazione di Mariagrazia, dalla sua capacità di creare immagini, anche quelle sghembe che ti spiazzano: un mondo fantastico, dove le cose e gli esseri animati prendono nome quasi a testimoniare un mondo bambino che sconfigge, con le impervie arcate del suo violino, la brutalità della vita. Solo in apparenza un canto di sofferenza, in conclusione, perché quello di Mariagrazia è un vero inno di gioia della vita.
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Anno edizione:2010
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