Questa pellicola di Woody Allen, non diversamente da altri film del regista americano, ci costringe quasi a un’indagine autoironica ma non per questo meno vera: a quali illusioni scegliamo di credere pur di non affrontare una realtà scomoda? I quattro protagonisti del film preferiscono tutti tacere a loro stessi verità più o meno evidenti… c’è per esempio Alfie (interpretato da un formidabile Anthony Hopkins) che combatte il terrore per l’età che avanza con il solito cliché di una nuova compagna giovane e attraente. Helena, invece, proprio perché si trova a essere la moglie lasciata da Alfie dopo un’intera vita insieme, trova conforto solo nelle parole di un’indovina che le predice un futuro meraviglioso, addirittura un nuovo amore… e la seduce con l’idea che viviamo più vite. Infine i giovani Sally e Roy non sono meno ingannatori con se stessi dei più maturi genitori di Sally. La sempre bellissima e bravissima Naomi Watts, qui nei panni di Sally, preferisce pensare che il suo affascinante capo (Antonio Banderas) non la stimi solo professionalmente ma anche come donna, visto che il marito Roy è tutto preso dalle fatiche di scrivere un nuovo libro dopo il formidabile successo del suo romanzo d’esordio. Eppure l’estro di Roy sembra essersi perso, nonostante lui ripeta che è uno scrittore e può fare solo quello… A voi il piacere di scoprire come Allen riesce a ricostruire tutte le tessere del mosaico finale, lasciando volutamente quell’ambiguità che è tipica della vita vera. Ottimo il cast e come sempre la fotografia.
