E dopo "L' infinito viaggiare" di Magris, un altro fisico che improvvisa scrittore. Almeno il titolo! deve essere davvero come dice lui: la fisica è un "gioco". Del tito al bersaglio, le freccette? sicuramente della letteratura. Se il titolo lo capiava uno di scienze umane e/o sociali era plagio. Sicuro.
In una fotografia con Federico Fellini si sorridono. In un'altra con Gorbacëv si stringono la mano. In un'altra ancora è in mezzo alla neve in America con la famiglia. Gli occhi di Tullio Regge sono quelli di un uomo gentile e disponibile, ma anche quelli di uno dei più grandi fisici teorici che l'Italia abbia mai conosciuto. Racconta che è dal padre Michele che ha preso tutto: gli riempì la casa di libri, gli donò la tenacia e l'amore per la scienza. Divenne fisico "per predisposizione", ma anche "per caso", perché da studente al Politecnico gli dissero: "lei Regge è dotato, vada a fare i suoi studi alla facoltà di Fisica". Da lì volò negli Stati Uniti: "poi, un mio lavoro (i "poli di Regge") ebbe molta fortuna. A me non sembrava niente di speciale". E fu invece un momento di rottura che gli procurò una popolarità tale che il Pci gli propose perfino la candidatura al parlamento europeo. Ma Regge scelse Princeton, dove lavorò per vent'anni, mancando di un solo giorno l'incontro con Einstein. Conobbe invece Kurt Gödel che "sembrava una sfinge" e Robert Opprenheimer che Gödel odiava, forse per la bomba atomica, ma anche per "quell'aria di supponenza che aveva". Quell'aria che manca al protagonista di questo libro: uno scienziato importante ma anche un uomo che s'impegna da sempre per combattere la malattia, che crede alla fortuna e che con la scienza sa anche giocare, tanto da usarla per brevettare una poltrona. Perché "la scienza è sempre gioco. Il gioco di capire come funziona il mondo".
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Anno edizione:2012
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BARBARA BAGATIN 01 ottobre 2012
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MARCO LOMBARDI 03 settembre 2012
Di biografie ne sono piene le librerie; sovente contengono il nulla, specie quando a "raccontarsi" (si fa per dire) sono calciatori o cantanti poco più che trentenni. Ma quando la sostanza (o meglio, la persona) c'è, allora il risultato può essere molto piacevole. E questo è il caso della biografia in oggetto, veramente apprezzabile, sobria e, a tratti, affascinante. Si scopre un Tullio Regge come persona completa non solo professionalmente, ma anche umanamente e socialmente. Per nulla "topo da biblioteca", Regge racconta di incontri con le più importanti personalità del '900; scienziati di fama internazionale (e già questo basterebbe per dare senso ad una vita) ma anche artisti, letterati, politici, ecc. Sullo sfondo un mondo che cambia, dal dopoguerra ai giorni nostri. A tratti emerge un po' di amarezza, non solo quella tipica della persona anziana che ricorda la sua ricca esistenza, ma anche quella di chi, sulla base della propria esperienza, non può non constatare quanti treni abbia perso il nostro Paese e di quanti ostacoli, apparentemente insensati, si debba far carico chi voglia cimentarsi nel mondo della ricerca e dell'innovazione. Con il motto "La vita è dura ma va bene così" si chiude una lettura piacevolissima ed un giusto omaggio ad un grande personaggio della scienza che ha saputo raggiungere grandi vette nonostante un grave handicap, sempre affrontato con dignità e voglia di rivincita.
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