L’ultimo avvincente thriller politico di Sydney Pollack, sospeso tra New York e i corridoi delle Nazioni Unite, ti rimane addosso come l’inesprimibile dolore dei due protagonisti: Silvia, una Kidman mai così bella anche quando costretta in abbigliamenti rigorosi e senza eccessi, e Tobin, un Sean Penn impareggiabile e livido dentro la normalità della divisa federale. La ricercata sobrietà che indossano non riesce comunque a contenere la loro eccezionalità, dentro e fuori lo schermo. Silvia e Tobin nel clima di terrorismo internazionale cercano e trovano un mondo diplomatico dell'anima, un territorio in cui comunicare e raggiungersi. Un luogo che Pollack sa esplorare e traduce visivamente con l'edificio ONU, situato nell'East Side di Manhattan, che per la prima volta mette a disposizione della macchina da presa le sue stanze e i suoi corridoi. È notevole come il thriller di stampo hitchcokiano viene sospinto sullo sfondo dall’urgenza di dare risposte a domande che ieri come oggi assillano l’umanità costretta a fare scelte mai risolutive e indolori.
