Leggendolo con avidità, vista la stima per Levi accumulata leggendo i suoi libri, mi rendevo conto fin da subito che NON è un libro di Levi. La forma discorsiva, che riporta persino le pause, gli errori anche dei congiuntivi degli autori (terribile!), alllunga il brodo del discorso oltre ogni limite decente. Per fortuna ci sono alcune perle del grande scrittore e grande uomo che è stato Primo Levi, che qualcosa di positivo mi ha comunque lasciato.
"Testimone del vissuto": cosí si presenta Primo Levi in questa importante intervista del 1983 (tradotta in molti paesi tra cui Francia, Grecia, Argentina). In un intenso dialogo con Anna Bravo e Federico Cereja, Levi racconta il retromondo minuto dei gesti quotidiani ad Auschwitz, i volti e le storie dei personaggi dei suoi libri. Al centro della conversazione, aperta e variegata, è ciò che egli definisce "il galateo del Lager", i rapporti tra i prigionieri, l'"ottusità" che li aiuta a vivere in quel mondo spaccato in due ("noi" e "loro") e dove la morale - quella del prima - non vale piú.
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Diego Luise 07 gennaio 2013
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