Io che non ho conosciuto gli uomini - Jacqueline Harpman - copertina
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Letteratura: Belgio
Io che non ho conosciuto gli uomini
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Descrizione


In un bunker sotterraneo, trentanove donne sono tenute in isolamento in una cella. Sorvegliate da violente guardie, non hanno alcuna memoria di come sono arrivate lì, nessuna nozione del tempo, solo un vago ricordo delle loro vite precedenti. Mentre il ronzio della luce elettrica fonde il giorno con la notte e gli anni passano, una ragazza - la quarantesima prigioniera - siede sola ed emarginata in un angolo. Questa misteriosa ragazza che non ha conosciuto gli uomini sarà la chiave per la fuga e la sopravvivenza delle altre nel mondo desolato che le attende in superficie.

Tropes e temi

Dettagli

29 marzo 2024
176 p., Rilegato
9788831321860

Valutazioni e recensioni

  • Giorgio
    Misteri irrisolti

    Mah! Indubbiamente il racconto trascina il lettore in un vortice di estrema sopraffazione, di immotivata sofferenza, di speranza e conseguente delusione, con la forte sensazione di claustrofobico disagio, accentuata dall'assenza della suddivisione in capitoli: un unico ininterrotto flusso di disturbante memoria che la protagonista consegna al lettore. Ma mi è difficile cogliere il messaggio dell'autrice. La metafora esasperata della condizione femminile, scritta ben dieci anni dopo "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood, sembra smentita dal fatto che nel corso del racconto si scoprirà che analogo destino ha colpito anche gruppi di uomini... L'interpretazione post-apocalittica a seguito di guerra o evento naturale, che avrebbe modificato radicalmente l'ambiente e la società, stride con la perfetta organizzazione e gestione della "gabbia" e con il perfetto funzionamento dei bunker nonostante il passare degli anni... Per la fantascientifica spiegazione di una volontà aliena o del fatto che l'azione si svolga su un pianeta diverso dalla Terra, l'autrice non fornisce alcun indizio, se non flebili accenni da parte della protagonista... Pertanto, nonostante il lettore aneliti alla soluzione, rimane il doppio mistero: chi, cosa, perchè ha concepito la segregazione del gruppo di donne e chi, cosa, perchè ha causato il repentino cessare di tale condizione, trasformando la gabbia di sbarre sotterranee nella sconfinata gabbia dell'ambiente esterno... Essendo stata l'autrice psichiatra, forse non bisogna ricercare motivazioni concrete a quanto narrato, né pretendere un'epilogo logico razionale degli eventi, ma domandarsi se le prime ferree gabbie siano quelle interiori, che ciascuno di noi si costruisce in base alle proprie paure e ai propri pregiudizi.

  • Marikap
    Molto bello

    Harpman ci conduce in un universo claustrofobico e surreale, dove l'assurdo diventa tangibile. Non si tratta della solita distopia: è un'indagine profonda sull'animo umano e sulla fragile struttura della società. La prosa essenziale di Harpman, precisa e penetrante, amplifica la tensione emotiva senza fronzoli. Il romanzo scandaglia l'isolamento estremo, rivelando la complessità e la vulnerabilità dell'essere umano. Pur nella sua brevità, la lettura lascia un'impressione indelebile, capace di accompagnarti a lungo dopo aver chiuso il libro.

  • Daniela
    Un racconto post-apocalittico denso di riflessioni

    Chiuse in un sotterraneo senza sapere perché, sorvegliate da uomini silenziosi e prive di qualsiasi contatto con il mondo, le protagoniste vivono una condizione estrema che diventa allegoria di isolamento, privazione e sopravvivenza interiore. Una storia disturbante che riguarda tutti. Donne a cui si chiede silenzio e docilità, uomini costretti a indossare la maschera della durezza e dell’indifferenza. Terminata la lettura, una delle domande che più mi ha scosso profondamente è: A incatenarci di più è la prigione fisica, o quella invisibile della mente? Leggetelo! perché questo libro vi scuoterà in ogni pagina e continuerà a parlarvi anche dopo averlo terminato.

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Foto di Jacqueline Harpman

Jacqueline Harpman

1929, Etterbeek

Jacqueline Harpman è stata una scrittrice e psicoanalista belga. Tra le sue opere pubblicate in Italia: Orlanda (Voland, 2010), Il piacere del crimine (Perrone, 2007), e Io e Dio (Giunti Editore, 2005).

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