Io torno di notte. Lettere tra l'Italia e il Perù dal 1914 al 1947 - copertina
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Io torno di notte. Lettere tra l'Italia e il Perù dal 1914 al 1947
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Descrizione


"Io torno di notte - frammenti di un diario e raccolta di lettere tra l'Italia e il Perù dal 1914 al 1947 curata da Mario Ferrando - è una miniera di informazioni che fanno luce sulle vicende di un gruppo famigliare incentrato sulla figura di Giovan Battista Viani (detto "Giobatta" o "Baciccin": e lo citerò da qui in poi con quest'ultimo ipocoristico, bello e affettuoso), classe 1881, nato a Villa Viani frazione del Comune di Pontedassio in provincia di Imperia, ultimogenito di quattro figli maschi di una famiglia benestante. Baciccin fu in Perù in due momenti diversi: una prima volta tra il 1915 e il 1920 e poi, una seconda volta, tra il 1927 e il 1947. E il suo diario e le sue lettere raccontano moltissime cose: dal viaggio per l'Atlantico tra gente varia (ballerine spagnoleggianti, chanteuses francesizzanti, coppie distinte ma anche qualche signora "disinvolta" e perfino un prete "disinvolto"...) all'impatto con l'ambiente sudamericano, dalle condizioni di vita di emigranti nell'America Latina nei primi decenni del secolo scorso ai riflessi che grandi fatti della storia mondiale ebbero sia sulla vita della famiglia di Baciccin che, più ampiamente, sul quadro sociale italiano e internazionale: due guerre mondiali terribili, la '15-18 e la '39-45; l'eco dei regimi dittatoriali dell'Europa di quei decenni; ma anche l'eco della colonizzazione italiana nel Corno d'Africa e, più generalmente, riferimenti ai problemi economico-sociali di un mondo sconvolto da grandi mutamenti". (Emanuele Banfi)

Dettagli

16 ottobre 2020
232 p.
9788893464710

Valutazioni e recensioni

  • "Io torno di notte" non è un romanzo horror come forse il titolo potrebbe far pensare, ma è un'interessantissima storia epistolare tratta dalle lettere di un emigrato italiano in Sudamerica, rinvenute in una vecchia casa e selezionate da Mario Ferrando. Ciò che rende il libro particolarmente riuscito è il fatto che, tramite la selezione, sia stata creata una storia che si avvicina a un romanzo epistolare: per il susseguirsi degli eventi, il cambiare del contesto storico e geografico, il cast dei comprimari, e soprattutto per le evoluzioni dei personaggi, in primis Giobatta, il protagonista e autore della maggior parte delle lettere. Si inizia la lettura aspettandosi soprattutto un documento storico, invece si trova un libro con un valore narrativo. Spesso si giudica un romanzo da come i suoi personaggi compiano un arco narrativo e si evolvano durante lo svolgimento della trama. In questo caso c'è stata l'opportunità di testimoniare un'evoluzione, e non di crearla. Si assiste a un Giobatta carico di entusiasmo quando parte (la descrizione del viaggio è splendida e coloratissima), poi assolutamente rincitrullito dalla retorica della Patria, poi anticomunista con un occhio di favore al fascismo, poi in un momento di particolare impeto religioso, poi, più avanti negli anni, sempre più stanco e scoraggiato, minato dalla salute, dai dubbi sulla sua fede religiosa, deluso dal fascismo (anche se sempre in ottica anticomunista), addirittura scontento (si legge tra le righe) dei figli e delle loro scelte. Mi ha affascinato tutto questo, tanto più che, completata la storia, termina anche la vita di Giobatta, come a chiudere il romanzo. Accennavo ai personaggi sullo sfondo: mi ha affascinato in particolare la coprotagonista silente, la moglie di Giobatta, rimasta in Italia. Quella Paolina che, povera donna, ne ha viste proprio tante senza dire niente, e solo alla fine sbotta "Insomma, devi tornare". E poi la storia della famiglia nella II guerra mondiale è da sola materiale per un film. C'è molto non detto: ad esempio non si capisce, dalle lettere, cosa diamine faccia Giobatta in Perù, e molti personaggi rimangono piuttosto enigmatici (il fratello eremita, ad esempio, l'ho trovato affascinante). E' stato anche piacevole riempire con un po' di fantasia questi buchi. "Io torno di notte" non è solo un documento storico e linguistico, ma è semplicemente una bella storia.

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