Sottotitolo “Giacomo Matteotti e noi”, ma sarebbe adeguato anche “Giacomo Matteotti oggi”, oltre il “mito che aveva soverchiato l’uomo” per l’attenzione tutta concentrata sul delitto come gesto prima di tutto politico a scapito dell’uomo assassinato, quello che era stato, la sua famiglia, la sua storia. Gli stralci dell’epistolario con la moglie ce lo rendono fresco, vivo, contemporaneo. “Era un visionario”, dice Ludovica Mutterle, direttrice della casa museo delicata a lui dedicata: la più bella definizione che si possa dare di un politico autentico. Una scrittura appassionata, a tratti con lo stile dell’inchiesta giornalistica, che diventa spesso una lettura appassionante. Su tutto sembra incombere un senso sgomento, di urgenza, di indifferibilità, di profonda inquietudine e di solitudine, di necessità di agire di fronte a una sciagura incombente e ormai inevitabile ma ancora almeno denunciabile, forse in qualche modo controllabile; non sarà così, purtroppo. Ma Matteotti, come un eroe tragico, si carica sulle spalle tutto il senso di responsabilità senza timore delle conseguenze estreme. Nei capitoli finali tutto precipita con un senso di vertigine e di accelerazione ineluttabile e si compirà il destino di un uomo e di una nazione. Un libro bello e necessario (binomio pressoché inscindibile)
Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi
Nel suo paese natale, Fratta Polesine, Giacomo Matteotti, ucciso dal fascismo, è stato per oltre sessant'anni ricordato con una iscrizione censurata. Nel 1950, con Mario Scelba ministro dell'Interno, non fu permesso di scrivere che «senza pace attende il giorno della giustizia riparatrice». Solo da un decennio la frase è riapparsa in piazza, ma quel desiderio di giustizia resta in attesa, perché nell'Italia repubblicana Matteotti è ancora solo il nome di una via. E invece la sua vita, per noi oggi, è più importante della sua morte. Per questo Concetto Vecchio si è messo sulle sue tracce, leggendo le carte degli interventi parlamentari e le lettere d'amore alla moglie Velia, ma anche viaggiando attraverso l'Italia, dalla casa natale nel Polesine alla tomba, dal palazzo del quartiere Flaminio da cui uscì per l'ultima volta alle aule del parlamento in cui viene discussa la proposta di Liliana Segre per le celebrazioni del centenario della morte. In questa vera e propria inchiesta giornalistica emerge il ritratto psicologico di un uomo intransigente, risoluto, ma anche inquieto, modernissimo, dalla parte degli ultimi, che affronta Benito Mussolini a viso aperto. Con l'occhio al presente e il cuore rivolto alle giovani generazioni, Vecchio ripercorre non solo la biografia di Matteotti, ma anche la lotta di coloro che, a volte difficoltosamente, hanno cercato di salvaguardare la sua memoria: dalla coppia romana che senza chiedere niente a nessuno ha deciso di ricordarlo con una targa commemorativa, agli studiosi che hanno curato i suoi scritti, da Franco Nero che lo interpretò al cinema fino al toccante incontro con la nipote Laura Matteotti nella Roma di oggi. Io vi accuso è uno scavo nella ferita pubblica e privata del più grave delitto politico del Ventennio: una storia che ci interpella anche adesso.
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robgiak 27 dicembre 2024Matteotti oggi
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Pasquale 02 giugno 2024sulla libertà perduta
Una delle pagine più orribili della nostra storia contemporanea raccontata in modo appassionante. Il libro si legge tutto d'un fiato. Lascia un senso di profonda amarezza pensare alla grandezza morale e civile di Matteotti, alla sua incompiuta considerazione popolare, e soprattutto alle vicissitudini patite da Giacomo e dai suoi familiari; alle inguaribili ferite che hanno segnato anche la vita dei discendenti. Sgomenta l'idea che una dittatura rivelatasi così tragica, che ha continuato ad avversare la vedova Matteotti sino al 1938, anno della sua morte, possa essere ancora oggi oggetto di fede politica. Le disgrazie della famiglia Matteotti, finanche economiche, e la spregiudicatezza del regime fascista nell'imbastire un severo controllo dei loro membri, rende vivido l'orrore dei misfatti morali compiuti a danno del popolo italiano nel ventennio fascista. Consiglio vivamente la lettura del libro, ai ragazzi in particolare modo, perché non si smetta mai di riflettere sul valore della libertà.
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Letteratume 31 maggio 2024Concetto Vecchio sa onorare la memoria di Giacomo Matteotti
Esistono ricorrenze che si trascinano stancamente anno dopo anno, lustro dopo lustro, decennio dopo decennio; ce ne sono altre che vengono tirate fuori ad arte dal polveroso baule di ricordi con il malcelato intento di dare un nuovo corso ai binari della storia; altre ancora servono giustamente a ricordarci chi siamo, da dove veniamo e chi e perchè omaggiamo. A un’ulteriore categoria di anniversari appartiene invece il centenario della morte di Giacomo Matteotti, avvenuta per mano fascista il 10 giugno 1924. Si tratta di una data fondamentale e fondativa, perchè è dall’antifascismo che arrivano la Costituzione, la Repubblica e il nostro pur giovane impianto democratico, ma allo stesso tempo questa ricorrenza è occultata, dimenticata, bistrattata, finanche da chi ne avrebbe dovuto condividere il significato. Tra gli autori meritevoli di aver reso giustizia al leader socialista c’è Concetto Vecchio, quirinalista di Repubblica, che nel suo Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi (Utet) ha ripercorso la vita e l’attività politica e parlamentare di un uomo visionario, testardo e fortemente in anticipo sui tempi, mescolando con garbo e sapienza lacerti biografici e orazioni pubbliche, ricostruzioni storico-politiche e interviste agli ultimi eredi (toccante il ricordo “rimosso” della nipote Laura, venuta a conoscenza dell’illustre nonno solo in terza media).
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