L'Italia può crescere. Producendo non importando
La crescita del Paese Italia può e deve avvenire favorendo la produzione dei beni in Italia e scoraggiando la facile importazione da paesi a basso costo del lavoro, spesso connesso alla carenza di salvaguardie civili del lavoro stesso. L'aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo), cioè della ricchezza del paese, può garantire il mantenimento in Italia del livello dei servizi e di benessere usuale, evitando gli eccessi dei tagli (spending review), mentre la chiusura o delocalizzazione delle fabbriche non solo non consente il mantenimento del tenore di vita delle famiglie ma comporta costi aggiuntivi per i cittadini per cassa integrazione e necessità derivanti dai servizi mancanti. I poteri forti, interessati ai facili guadagni, preferiscono "importare" anziché "produrre" evitando gli impegni che la produzione richiede e "svendere" il sistema industriale italiano agli amici degli amici. La classe politica appare del tutto inadeguata o asservita e la politica industriale orientata dagli importatori più che dagli industriali. Il paese presenta numerosi "errori" strutturali non casuali ma "pilotati" dagli interessi forti, coadiuvati da una classe dirigente opportunamente selezionata, nei trasporti, nei sistemi urbani, ambientali, energetici ed i cittadini ne pagano le conseguenze. In definitiva occorre "indignarsi" ed "impegnarsi" per ottenere il necessario riassetto della struttura del paese.
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Anno edizione:2015
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