L'autore trae l'ispirazione dai numerosi sequestri di dirigenti avvenuti in Francia attuati da operai per la chiusura delle aziende e costruisce una storia paradossale ad alta tensione. E' un libro di evasione, il dramma della disoccupazione serve solo da spunto per la narrazione centrata su un intreccio di eventi sempre più articolato e poco verosimile. L'introduzione è lenta e noiosa, poi la storia decolla e per gli amanti della suspance sarà facile divorare il libro. Le incongruenze ci sono ed è inevitabile, ma il racconto tutto sommato tiene bene e il ritmo incalzante compensa discretamente le forzature narrative. A volte appare un po' fastidiosa la voce fuori campo dell'io narrante che spiega ossessivamente ogni dialogo, anche ripetendosi. Questo toglie velocità al romanzo e forse qualche non detto avrebbe giovato. Non convince il declamato e forte sentimento del protagonista verso le figlie e la moglie in particolare, così abbondantemente ribadito, quando poi costui fa di tutto per annientarlo. In sostanza è un buon thriller estivo, senza chiavi di lettura più profonde. Una nota sulla traduzione che inciampa sul congiuntivo esortativo, usando l'imperfetto invece del presente. Ad esempio a pag. 328 si legge: «Non si azzardasse a torcere un capello» anziché "non si azzardi". Dello stesso autore è preferibile "Ci rivediamo lassù".
Dal vincitore del premio Goncourt un romanzo di grande attualità che racconta il dramma della disoccupazione. Prix Le Point du polar européen come miglior romanzo noir.
«Pierre Lemaitre è un maestro di stile» - Antonio D’Orrico, Corriere della Sera
«Lemaitre riesce in questa impresa: sorprendere il lettore tessendo una trama perfettamente simmetrica. Un lavoro accurato, ma con una giusta dose di follia che fa la differenza» - Le Figaro Litteraire
«Lemaitre ha dispiegato una trama fenomenale dai sapori hitchcockiani, che potrebbe interessare anche a Lynch o a un De Palma di nuovo in forma» - Rolling Stone
Alain Delambre è un impiegato, un quadro di cinquantasette anni distrutto da quattro anni di disoccupazione, costretto ad accettare lavoretti squalificanti. Al sentimento di fallimento personale si aggiunge presto l’umiliazione di essere maltrattato per cinquecento euro al mese. Così il giorno in cui un imprenditore decide di valutare la sua candidatura come direttore delle risorse umane, Alain Delambre è pronto a tutto, a chiedere soldi in prestito, a umiliarsi di fronte agli occhi della moglie e delle figlie, addirittura è pronto a partecipare all’ultima prova pur di essere assunto: un gioco di ruolo, la simulazione di un rapimento. Alain Delambre si tuffa anima e corpo nella lotta per riconquistare la propria dignità. Ma quando si rende conto che i dadi sono truccati, la sua collera non ha limiti. E il gioco di ruolo si trasforma in un gioco al massacro.
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Anno edizione:2017
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