Leggende di Napoli. E Napoli borbonica - Benedetto Croce - copertina
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Letteratura: Italia
Leggende di Napoli. E Napoli borbonica
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Descrizione


In queste pagine dettate dall’«affetto per le vecchie memorie napoletane» – e accompagnate da una serie di belle illustrazioni d’epoca – Benedetto Croce ripercorre alcuni dei più suggestivi e intriganti racconti della tradizione popolare, dalla leggenda di Colapesce alle tresche della regina Giovanna. Con vivace curiosità, cerca conferme in cronache e archivi di un esemplare caso di giustizia legato all’Arco di Sant’Eligio, tracce del pozzo di Santa Sofia che aiutò gli Aragonesi ad espugnare la citta; indaga sull’esotico coccodrillo di Castelnuovo, sui misteriosi palazzi infestati – secondo le dicerìe – dagli spiriti e su enigmatiche iscrizioni, sul principe Raimondo di Sangro e su altre figure mitiche, che appartengono da secoli alla storia e alle strade, alla vivida fantasia del popolo di Napoli. Ad un’altra mitologia ancora oggi tenace, quella della “Napoli borbonica”, sono invece dedicate le interessanti pagine che, con onestà intellettuale, dissipano le ombre più critiche intorno al regno di Carlo di Borbone, per finire con un inatteso e affollato ritratto ‘popolare’ degli usi e costumi napoletani di metà Ottocento.

Dettagli

4 agosto 2023
112 p., ill. , Brossura
9791281142091

Valutazioni e recensioni

  • Domenico
    Carino

    L'elenco delle leggende napoletane narrate da Benedetto Croce è ordinato, puntuale e intrigante. È un libro piacevole, anche se le aspettative del lettore sono un po' frustrate dalle conclusioni alle quali arriva l'autore alla fine di ciascun capitolo. Da leggere, in ogni caso.

Conosci l'autore

Foto di Benedetto Croce

Benedetto Croce

1866, Pescasseroli

(Pescasseroli, L’Aquila, 1866 - Napoli 1952) filosofo, critico e storico italiano. Senatore dal 1910, per un anno ministro dell’istruzione con Giolitti nel primo dopoguerra, mostrò un’iniziale indulgenza tattica verso il fascismo; dopo il 1925 (quando, su invito di Giovanni Amendola, redasse il Manifesto degli antifascisti) mise in atto una ferma opposizione aventiniana. Godette tuttavia di una certa libertà che gli permise di continuare le pubblicazioni della sua rivista «La Critica», redatta prima dell’avvento del fascismo, in collaborazione con G. Gentile. Dopo il 1943 si trovò presidente del partito liberale e componente del comitato di liberazione: fu ministro nei governi Badoglio e Bonomi, poi senatore di diritto; nel 1947 si dimise...

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