(Milano 1738-94) filosofo, economista e letterato italiano. Di nobile famiglia, amico dei fratelli Verri e collaboratore del «Caffè», fu autore di un celebre libro, Dei delitti e delle pene (1764), che ebbe un immediato ed enorme successo in Italia e in Europa, e suscitò vive polemiche; in esso, rifacendosi alle idee umanitarie dell’illuminismo francese, propugnò con logica rigorosa ed eloquenza commossa l’abolizione della tortura e della pena di morte. Nel 1770 pubblicò le Ricerche intorno alla natura dello stile, con cui intese dare alla dottrina retorica (ricollegandosi alle teorie sensistiche di Condillac) un fondamento psicologico. Tra gli altri suoi scritti si ricordano Dei disordini e dei rimedi delle monete nello stato di Milano nel 1762 (1762) e gli Elementi di economia pubblica (1804). La prosa di B., esemplare di certo gusto settecentesco, si caratterizza per un andamento spedito e antiaccademico.