Compositore statunitense. Dopo aver studiato a Harvard, si perfezionò a Parigi all'École Normale de Musique e privatamente con N. Boulanger, ma egualmente importanti per la sua formazione furono la sua amicizia con Ives e, ancora negli anni '20, i suoi incontri con la musica di Varèse, di Schönberg, di Skrjabin, di Stravinskij, e con quella indiana e balinese. Le sue prime composizioni (dal balletto Pocahontas, 1936, alla Suite canonica per 4 sassofoni, 1939, alla Holiday Ouverture per orchestra, 1944) non uscirono tuttavia dall'orbita della «scuola» neoclassica americana, allora rappresentata da A. Copland, da V. Thomson e da altri formatisi alla scuola della Boulanger. Fu soltanto verso la fine della seconda guerra mondiale che nella ricerca di C. cominciò a profilarsi una linea personale, nutrita di esperienze eterogenee ma sostanzialmente isolata. Il punto di svolta fu rappresentato dall'intuizione dell'importanza del «tempo» come elemento fondante del linguaggio musicale, un'intuizione basata su un'idea del tempo non come somma di combinazioni ritmiche all'interno di un'architettura astratta, ma come evoluzione incessante e complessa di eventi, insieme fisici e psicologici, che investe a tutti i livelli la struttura musicale. I primi frutti di questa metamorfosi si colgono nella Sonata per pianoforte del 1945-46, nella Sonata per flauto, oboe, violoncello e clavicembalo (1952) e soprattutto nelle Variazioni per orchestra (1954-55) e nel Quartetto n. 1 (1950-51) e n. 2 (1959) per archi. Al culmine s'incontrano i capolavori della piena maturità, come il Doppio Concerto per clavicembalo e pianoforte (1961), il Concerto per pianoforte (1964-65), il Concerto per orchestra (1969), il Quartetto n. 3 (1971), il Quintetto per ottoni (1974) e la Sinfonia per 3 orchestre (1976-77): qui confluiscono, in una sintesi complessa e originale, l'eredità dello spirito pionieristico di Ives e la vigile attenzione critica alle esperienze delle avanguardie storiche e di quelle del secondo '900. Il pensiero di C. mira a dense stratificazioni di avvenimenti indipendenti, di flussi musicali asincronici, che si sovrappongono e si intersecano, dando vita a ricche strutture poliritmiche e a un caleidoscopico universo timbrico e armonico. Un desiderio di essenzialità e di semplificazione caratterizza, per contro, la produzione più tarda, a partire dalla seconda metà degli anni '70, con lavori vocali come A Mirror on which to Dwell (1975) e In Sleep, in Thunder (1982), rispettivamente per soprano e per tenore con 14 strumenti, e cameristici come il Triplo duo per 2 fiati, 2 archi, pianoforte e percussione (1982), sino all'omaggio a Italo Calvino Con leggerezza per clarinetto, viola e violoncello (1990).