Karel Hynek Mácha è stato un poeta ceco. Studiò filosofia e poi diritto, prendendo viva parte al fermento culturale e politico della gioventù praghese animata da ideali democratici e risorgimentali. Recitò nella compagnia filodrammatica di J.K. Tyl: nell’ambiente teatrale conobbe Eleonora Šomková, la «Lori» cui si legò di un amore intenso e morboso, registrato con una scrittura di allucinante meticolosità, nel Diario del 1835, che, come il Diario del viaggio in Italia (1834), e i Taccuini letterari, offre dati illuminanti sulla complessa personalità umana e artistica di M. Temperamento appassionato, spinto da un romantico malessere a solitarie visite notturne ai cimiteri o ai pellegrinaggi per gli antichi castelli boemi, lettore di Byron e dei poeti tedeschi, M. è la figura più leggendaria della letteratura boema. La poesia di M. raggiunse il suo vertice in Maggio (1836). Nel poema (che narra la tragica vicenda di Vilém, condannato a morte per aver ucciso, ignorandone l’identità, il proprio padre, seduttore della fanciulla da lui amata) l’orrore del nulla è drammaticamente contrappuntato dalle immagini di una natura trionfante di colori e di suoni, impassibile di fronte alle sventure umane. L’ancor viva tradizione del barocco boemo (spogliata, però, di ogni religiosità) è evidente nel grandioso impianto «scenografico» di Maggio, e forma un singolare impasto con la tensione romantica che M. porta sino alle sue estreme conseguenze esistenzialistiche di negazione totale. Significativa è anche la prosa di M. Protagonista di Krivoklad (1834) − che, con altre novelle dedicate ad altrettanti castelli boemi, doveva far parte del ciclo Il boia − è il carnefice al servizio del re Vaclav IV (sec. XV), misconosciuto erede dell’estinta dinastia premyslide; mentre Gli zingari (1835) narra una storia di passioni e vendette, densa di umori visionari e grotteschi. L’opera di M., oggi riconosciuto come il creatore della moderna poesia ceca, ha direttamente influenzato lo sviluppo di tutta la lirica posteriore: nel suo nome nacquero gruppi poetici, a lui si richiamarono i surrealisti (con un’interessante lettura tesa a mettere in luce la natura quasi automatica della sua scrittura) e grandi poeti metafisici come J. Hora, F. Halas, V. Holan.