pseudonimo collettivo di più autori anonimi inglesi del sec. XVI, i quali, fra il 1588 e il 1589, composero una serie di libelli detti Martin Marprelate tracts (Gli opuscoli di Martino Stroncapreti). Ispirati alla confessione presbiteriana e contrari alla chiesa anglicana e all’istituto vescovile di nomina regia, gli opuscoli costituiscono la più efficace espressione polemica di parte puritana nella decennale controversia religiosa fra sostenitori e oppositori della chiesa di stato. Da un punto di vista letterario sono l’esempio più virulento della satira elisabettiana, denso di motivi tratti dalla tradizione popolare. Per controbattere i «martinisti» la corte dapprima commissionò satire a Nashe, Lyly e Greene, quindi impose una rigorosa censura che pose termine alle pubblicazioni puritane.