(Palermo 1893 - Roma 1976) scrittore italiano. Entrato nella pubblica amministrazione, raggiunse il grado di questore, senza però interrompere il suo tirocinio letterario, continuamente arricchito dalla lettura di scrittori contemporanei e dalla traduzione di testi greci e latini. Giunto all’età della pensione, trasfuse la sua lunga maturazione intellettuale in una serie di romanzi, che lo rivelarono narratore originalissimo, tra i più significativi dell’«avanguardia» italiana. Già nei primi due libri (Signorina Rosina, 1956, e Si riparano bambole, 1960) il filo del racconto, in senso tradizionale, tende a seppellirsi in un accumulo di frammenti autobiografici spinti alla pietrificazione impassibile dell’emblema; ma a partire da Ravenna (1962), e poi via via in Paginette (1964), Sinfonia (1966), Testamento (1969), Pagelle I (1973), Pagelle II (1975), Ultime e penultime (1978), la maniera compositiva muta radicalmente, escludendo il consueto processo di «rappresentazione» e mirando a una scrittura che restituisca con simultanea immediatezza il flusso della coscienza e della memoria. Nel 1985 è stato riproposto un testo, Sul ponte di Avignone, che P. aveva pubblicato nel ’38 con uno pseudonimo.