Cesare Zavattini è stato uno scrittore e sceneggiatore italiano. Tra il 1931 e il 1943 rivelò la sua personalità singolare, ricca di fantasia e di surreale umorismo, in una vasta produzione giornalistica e letteraria, raccolta in parte nei volumi Parliamo tanto di me (1931), I poveri sono matti (1937), Io sono il diavolo (1941), Totò il buono (1943). Esordì come soggettista e sceneggiatore cinematografico nel 1935, affermandosi poi, nel dopoguerra, come uno dei massimi esponenti del cinema neorealista (particolarmente fecondo il suo sodalizio con V. De Sica). Nel ’50 tornò alla letteratura, correggendo lo humour delle prose giovanili nella direzione della polemica sociale o della satira di costume. Si ricordano il pamphlet moralistico Ipocrita 1943 (1955), la commedia comica Come nasce un soggetto cinematografico (1959), il libro autobiografico, ricco di invenzioni linguistiche, Straparole (1967); ulteriori sviluppi della sua scrittura umoristica sono in Al macero (1976) e nel soggetto cinematografico La veritàaaa (1982). In dialetto luzzarese ha composto i versi di Stricarm’ in d’ na parola (1973), un omaggio alle «virtù» della terra emiliana. Del 1986 sono Gli altri, tratto da esperienze di viaggio a Cuba, in Russia e negli Stati Uniti, e Avrès- Vorrei, un’altra raccolta di poesie italiane e dialettali. Nel 1989 è stato pubblicato l’epistolario, Una, cento, mille lettere e nel 1992, postuma, è apparsa un’antologia dei suoi scritti (Opere 1931-86).