(Kal’nik 1894 - Varsavia 1980) scrittore polacco. Nei suoi primi volumi di versi, accanto all’atteggiamento ironico e stilizzante (Ottonari, 1919), si trova l’ammirazione estatica per il rigoglio biologico della vita. Nei suoi versi maturi (Ritorno in Europa, 1931; Un’altra vita, 1938) alla sensibilità per il colore e per la natura si unisce la meditazione sul trascorrere inesorabile della vita, mentre nella lirica degli ultimi anni (Sentieri oscuri, 1957; Domani la messe, 1963) viene alla luce la tendenza al moralismo umanistico e patriottico. I. deve la sua posizione preminente nella letteratura polacca contemporanea soprattutto alla sua opera di prosatore, che si incentra sul convincimento della tragica caducità delle azioni, dei sentimenti e dei sogni umani, resi vani dal trascorrere del tempo e dal destino irrazionale. Tali concezioni furono sviluppate dallo scrittore su un ampio sfondo storico nel romanzo Gli scudi rossi (1934) e in Passioni di Bledomierz (1938); ma celebre è soprattutto il romanzo epico La gloria e la fama (1956-62), ispirato alle vicende della società polacca degli anni 1914-45. Il problema dell’arte e del rapporto dell’artista verso la realtà, presente in molte opere di I., ha trovato espressione anche nella sua produzione teatrale, che comprende tra l’altro Gli amanti di Verona (1929), Un’estate a Nohant (1937) e Le nozze del signor Balzac (1959).