(Valašské Klobouky 1919 - Bratislava 1994) scrittore slovacco. Convinto militante comunista, fedele ai canoni del realismo socialista, dedicò parte della sua opera di poeta e prosatore all’esaltazione del partito. Nel romanzo La morte si chiama Engelchen (1959) rievocò la storia, in parte autobiografica, di una spedizione punitiva dei nazisti contro un gruppo di partigiani slovacchi durante la seconda guerra mondiale. Ne Il gusto del potere (1968), tratteggiando le vicende di un alto funzionario comunista, denunciò gli abusi dell’epoca del culto della personalità. Nel 1967 M. fuggì all’estero per protestare contro l’atteggiamento cecoslovacco nei confronti del conflitto arabo-israeliano; e ha continuato la sua feconda opera di narratore e pubblicista (Il compagno Münchhausen, 1972, nt; Uno sopravviverà, 1973, nt; Un discorso solenne. Satire, 1975, nt).