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Peppino Lo Cicero è un uomo d'altri tempi. Un napoletano d'altri tempi. Un guappo di altri tempi: "Erano bei tempi. Si uccideva secondo le regole allora". Ormai "in pensione" e vedovo della amatissima moglie a Peppino non resta che Nino, il suo unico figlio. Di professione killer al soldo di un boss locale. Purtroppo nello svolgimento della sua professione Nino cade vittima di un agguato e muore. A Peppino non resta che rimettersi in gioco, stravolgere le regole del potere per poter vendicare la morte del figlio. Tra agguati, tradimenti, sparatorie e vecchi incontri Peppino corre spedito verso il proprio destino che beffardo, forse magnanimo lo conduce in un luogo e in un quando che non si aspettava minimamente: "Da giovane credevo che sarei morto crivellato dai proiettili". Volendo superficialmente definire quest'opera direi che è un thriller-noir ed in effetti non manca nessuno degli "stereotipi" del genere, anzi lo si può leggere tranquillamente "solo" in questa veste e se ne ricava comunque un gran piacere. La storia, infatti, scorre via molto facilmente nonostante le oltre 200 pagine. Ma anche solo dando una rapida sfogliata al volume si nota la non convenzionale composizione delle tavole e l'estrema particolarità dei disegni. Il blu e il nero riempiono ogni oggetto, ogni particolare insignificante, ogni speranza, ogni gioia. Cancellano quasi del tutto le linee e i contorni dei personaggi rendendoli schiavi, ma non macchiette, burattini ma senza fili. Allo stesso modo il blu e il nero descrivono una citta, Napoli, inusualmente buia e piovosa che pur facendo solo da comparsa (a livello visivo infatti non la si riconosce ma si è sempre sicuri che è LEI) riesce a prevalere sui personaggi, infierisce sulla loro mentalità, sul loro comportamento e li travolge, li porta con sè nel perenne suicidio che essa stessa si impone perchè non riesce a vedersi bella e vuole farla finita. Provate a leggere l'inizio sembra preso di peso da una commedia di Eduardo De Filippo. Infatti non si può fare a meno di un sorriso amaro vedendo Peppino che insieme al figlio consuma il rito del caffè, gli raccomanda di presentarsi "al lavoro" in modo impeccabile porgendogli una splendida camicia: "Chesta cammesella è 'na cosa da signori. Vedrai comme te starrà bella. Con la cravatta bianca è una cannonata"; infine gli regala una pistola nuova di zecca per il compleanno dicendogli: "Apri il pacco. Mancano ancora due settimane ma stasera è la sera buona". E subito dopo: "Pe' stasera puortate pure la tua vecchia smitteuesson. Accussì pe' sicurezza.". Ma Napoli è presente anche con il culto un po' eccessivo dei Santi, con la scaramanzia (i gatti neri), il teatro (basta vedere la prima tavola del volume), i santoni e la cabala. Infine voglio farvi raccontare da Peppino in persona una piccola storia: "Nunn 'a saie 'a storia 'e Lino? Beh stamme a sentì. Circa quindici anni fa, anno più anno meno, tenevo un cugino. Si chiamava Lino ma tutti 'o chiammavano 'a tartaruga. E sai pecché? Nun faceva altro che dire 'sta frase "5 è il numero perfetto, 5 è il numero perfetto". Tu gli chiedevi "che cazzo significa?" e lui con quel fare strafottente di chi ti ride in faccia ti rispunneva accussì... Due braccia, due gambe chesta faccia. 'E vide? chesta è 'a casa mia. Due-due-uno fanno cinque, razza di imbecille. Intendeva con questo che era indipendente, e che nunn aveva a rendere conto a nisciuno. Comm'a tartaruga. Gli piacevano gli animali.". Opera straconsigliata tranne se: 1)NON vi piacciono i fumetti. 2) NON vi piacciono i disegni di Igort. Per il resto non ci sono scuse! ACCATTATAVILLO! (compratelo!)
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