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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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In questo libro si parte dai moti di Reggio Calabria del 1970 scoppiati in seguito alla decisione di assegnare la qualifica di capoluogo regionale a Catanzaro per arrivare fino al presunto suicidio di una dirigente del Comune. In mezzo, passa un pezzo di storia italiana raccontata da un disilluso agente dei servizi segreti in pensione con la passione per i cruciverba e una giovane giornalista poco valorizzata ma estremamente brillante. Le loro storie, in apparenza lontane nel tempo, finiranno per sovrapporsi e incrociarsi, svelando la trasformazione della malavita calabrese dall’epoca dell’economia rurale a quella moderna, tecnologica e globalizzata. Le alleanze di un tempo, i compromessi tra neofascisti, massoneria, criminalità e politica, favorite e blindate da servizi di sicurezza deviati, sopravvivono nei decenni e suggellano interessi scellerati. Naturalmente, tutto questo ha delle ricadute pesanti sulla vita delle persone comuni, come la giornalista Margherita, costretta dalle scarse opportunità che offre il suo territorio a trasferirsi a Roma, barcamenarsi tra lavori precari e incertezze personali, restar sospesa tra conflitto generazionale e spirito di rivalsa. Il romanzo-documentario che sa ben alternare le voci e i registri, la parte più saggistica con quella romanzata, è soprattutto un manifesto di denuncia quasi pasoliniano, un atto di accusa vibrante che parte dalle viscere del Paese puntando l’indice verso chi ha permesso che si arrivasse allo sfascio attuale. L’Italia vista dalla Calabria mostra il suo lato più indecente, il miscuglio di corruzione e illegalità sul quale si vorrebbe far calare un colpevole silenzio.
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