Nasce il 7 febbraio 1956 a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, da Ermanno Ruccello e Giuseppina De Nonno. 1969 – 1974: Frequenta il Liceo Classico Plinio Seniore di Castellammare di Stabia, dedicandosi anche al volontariato in ambito cattolico, con il gruppo Mani Tese.
1973: Scrive la sua prima pièce: Il rione che racconta le vicende di un quartiere malfamato di Castellammare nel periodo antecedente al Natale.
In essa si possono già riconoscere molte delle caratteristiche del teatro ruccelliano: la ricerca linguistica, l’approccio antropologico e l’interesse per gli emarginati.
1974: Fonda a Castellammare di Stabia il gruppo teatrale I Dodici Pozzi, poi ribattezzato Il Carro, insieme a Lello Guida in veste di coautore, Francesco Autiero per le scenografie, Vanni Baiano per i costumi e Carlo De Nonno per le musiche. Gli attori della Compagnia sono: Dora Romano, Paolo De Luca, Tito del Gaudio, Salvatore Scarfato, Michele Di Nocera.
Lo stesso anno s’iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II di Napoli.
1976: Con il gruppo I Dodici Pozzi lavora alla riscrittura scenica de La Cantata dei pastori dell’abate Perucci e a una sua trasposizione televisiva per la RAI.
Lo stesso anno ha inizio la collaborazione con De Simone per la messa in scena de La gatta Cenerentola, in quest’ambito conosce Isa Danieli.
1977: A quattro mani con Lello Guida, scrive e mette in scena L’osteria del melograno, opera teatrale ispirata sia a La gatta Cenerentola che a Lu cunto de li cunti di Basile.
Si laurea con il massimo dei voti in Lettere e Filosofia all’Università Federico II di Napoli, con una tesi su La Cantata dei Pastori che verrà pubblicata l’anno successivo dall’editore Guida di Napoli.
Viene assunto alla Sovrintendenza dei beni etno-antropologici di Napoli.
Nel frattempo porta avanti le sue ricerche antropologiche che riguardano in particolare l’ambito devozionale della tradizione partenopea.
1979: Si licenzia dalla Sovrintendenza dei beni etno-antropologici, per dedicarsi esclusivamente al teatro.
Debutta con successo insieme alla Compagnia Il Carro, con Rottami, personale rilettura di tre atti unici di Ionesco, ossia: La fanciulla da marito, Il salone dell’automobile e Il maestro.
1980: Sempre con la compagnia Il Carro mette in scena altre due riscritture: I gingilli indiscreti di Diderot e L’Asino d’oro o Ipata ispirato all’Asinus aureus di Apuleio.
Nel dicembre dello stesso anno debutta con Le cinque Rose di Jennifer, sia in veste di autore che di attore. È la prima volta che una transessuale è raffigurata in tutta la sua umanità e non come una macchietta, il successo è immediato.
1982: Assieme a Lello Guida scrive L’ereditiera, anche nota come Napoli – Holywood… un’ereditera?, opera ispirata al film The Heiress di William Wyler (1949), a sua volta ripreso da un romanzo di Henry James, Washington square, del 1880.
1983: Debutta al Teatro di Nocera Inferiore con Notturno di donna con ospiti.
Lo stesso anno scrive Week End.
1984: Enzo Moscato gli affida la regia di Scannasurice.
La primavera dello stesso anno scrive, in soli venti giorni, Ferdinando, il suo capolavoro.
A questa pièce viene subito assegnato il premio Anticoli Corrado per la migliore opera inedita.
1985: Ferdinando vince il premio IDI come miglior testo teatrale.
In novembre la Cooperativa Il Globo con la regia di Aldo Reggiani mette in scena La ciociara, riscrittura ruccelliana del celebre romanzo di Moravia (1957).
Lo stesso autunno Ruccello recita in Ragazze sole con qualche esperienza di Enzo Moscato, impersonando il travestito Bolero Film.
Sempre nel 1985 lavora alla riduzione teatrale di La fiaccola sotto il moggio, una tragedia di Gabriele D’Annunzio, messa in scena con la sua regia l’anno successivo.
1986: Il 28 febbraio Ferdinando debutta al Teatro Verdi di San severo Foggia, prodotto dalla Cooperativa Contemporanea ’83 di Mauro Carbonoli.
A marzo l’opera approda a Teatro Cilea di Napoli, con gran successo di pubblico e di critica.
Ad aprile è al Quirino di Roma, purtroppo per una sola serata.
Nel frattempo scrive Mamme: piccole tragedie minimali, un vero e proprio compendio del proprio lavoro precedente, e Anna Cappelli, prima opera interamente in italiano e non più ambientata a Napoli, bensì a Latina.
Il 12 settembre del 1986, mentre si reca in auto da Roma a Napoli, Annibale Ruccello muore in un incidente autostradale, accanto a lui l’amico e collega Stefano Tosi.