(m. 404 o 408) poeta latino. Nato forse ad Alessandria d’Egitto, greco di lingua, apprese il latino sui testi classici. Si trasferì a Roma (prima del 395) e visse alla corte di Onorio e del suo ministro Stilicone, che gli attribuirono l’onore del patriziato e di una statua nel foro traiano.La sua poesia, prevalentemente in esametri, e quasi tutta d’occasione (De tertio consulatu Honorii Augusti, Epithalamium de nuptiis Honorii et Mariae, le invettive contro i rivali di Stilicone ecc.), trova non di rado accenti di sincerità e vigore, specie nel sentimento della grandezza e della missione civile di Roma e nell’ammirazione per il generale vandalo Stilicone, in cui C. vedeva l’estremo baluardo dell’impero (De consulatu Stilichonis; De bello Gildonico, contro il re mauritano Gildone; De bello Gothico, sulla vittoria di Stilicone contro Alarico a Pollenza). A parte vanno considerati i poemetti mitologici incompiuti, De raptu Proserpinae e Gigantomachia, nei quali C. fa rivivere lo spirito dell’epos virgiliano e il plasticismo ovidiano. Ma le immagini della sua poesia nascono spesso da un lavoro intellettualistico sui repertori della tradizione.