(Cosenza 1759 - Parigi 1832) scrittore e patriota italiano. Sacerdote di tendenze anticuriali, dovette esulare da Napoli nel 1794 per aver aderito alla Società patriottica napoletana; svestito l’abito talare, fu a Genova, a Brescia, a Milano: qui, nel 1797, mandò in scena alla Scala Il generale Colli a Roma, una pantomima satirica (più nota come Il ballo del papa) che metteva in ridicolo la corte pontificia. Nel 1799 partecipò alla fondazione della Repubblica partenopea; quindi tornò a Milano, professore a Brera e, dopo il 1815, si trasferì definitivamente a Parigi.Oltre a comporre versi (si ricorda la Bassvilliana della rivoluzione, 1798, che con i suoi toni giacobini si contrappone alla Bassvilliana di V. Monti), S. lavorò alla creazione di un teatro patriottico e popolare, scrivendo tragedie (La congiura pisoniana, 1797; Virginia bresciana, 1798; I trenta tiranni d’Atene, 1798; Pausania, 1800) e melodrammi (Clitennestra e I plateesi, 1800), dove, con infiammati accenti alfieriani, denunciava la secolare servitù d’Italia e i pericoli del dispotismo napoleonico. Ma gli scritti più importanti di S. risalgono agli ultimi anni parigini: si tratta di opere politiche, come L’Italia nel sec. XIX (1821), in cui espone un progetto federalista, o di storia letteraria, come il Sommario della storia della letteratura italiana (1826) e la continuazione della Storia letteraria d’Italia di P.-L. Ginguené (vol. X, 1823; voll. XI-XVI, postumi, 1834-35), in cui sottolinea i nessi fra letteratura e situazione politico-sociale.