Compositore e teorico musicale. Dopo un soggiorno a Napoli, dove conobbe J. Tinctoris, nel 1484 ebbe la nomina a maestro di cappella del duomo di Milano (e qui esercitò fino alla morte la sua importante attività didattica e teorica) e nel 1492 la carica di professore di musica alla corte di Ludovico il Moro. G. conferì alla scienza musicale un ruolo primario, con una serie di trattati che ebbero vastissima risonanza; fra questi emergono Theorica musicae (1492, ma già pubblicato nel 1480), Practica musicae (1496) e De harmonia musicorum instrumentorum opus (1500), che investigano il fenomeno musicale sotto ogni profilo, ma specialmente promuovono una visione della musica sotto l'aspetto armonico che influirà poi notevolmente su G. Zarlino. Compositore fecondo, nello stile dei maestri fiamminghi, ha lasciato – conservati in alcuni codici dell'archivio capitolare milanese – 15 messe, 11 magnificat, 37 mottetti e poche altre pagine che denotano un tentativo di semplificazione dello stile polifonico fiammingo a cui si richiamano.