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Anno edizione: 2017
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Anna Fierling, detta Madre Courage, vive con i suoi tre figli, tutti nati da padri diversi, commerciando per il paese la merce che porta sempre sul carro che accompagna le loro giornate. Secondo la sua morale la guerra è il momento migliore per i commerci e l’azione si svolge proprio durante quella dei trent’anni. Ciò con cui non vuole fare i conti, però, il dare in cambio quando si riceve: se la guerra le da, alla fine le prenderà anche qualcosa. La guerra è una condizione permanente durante la storia e sembra che ognuno abbia a piacere che essa continua, perché tutte le azioni giudicate giuste durante questi anni sarebbero considerate in modo opposto e perché smetterebbero di fare il loro tornaconto. L’unico personaggio a volere che la guerra finisca è Kattrin, la figlia muta di Madre Courage, alla quale è stato promesso un marito e che ha troppo a cuore le persone, soprattutto i bambini, per permettere che le battaglie continuino. Tuttavia alle azioni di quest’ultima non sarà data troppo importanza e/o rilievo perché per Brecht le emozioni e i sentimenti non hanno la forza di cambiare qualcosa. Con i personaggi non si crea nessuna empatia, anzi, il lettore avrà forse un po’ di odio verso di loro o in ogni caso resterà sorpreso da ciò che fanno perché uno degli intenti dell’autore nello scrivere le sue opere teatrali era creare uno straniamento, dare per normali atteggiamenti che nella vita quotidiana stravolgono. Questo perché per Brecht il teatro doveva essere un momento di shock e lo spettatore non doveva immedesimarsi in un personaggio. L’unico attore per il quale il lettore potrebbe provare un po’ di simpatia è Kattrin, ma essendo muta non gli è data la possibilità di sapere cosa realtà la ragazza pensa, se non attraverso qualche frase detta dalla madre; l’autore stronca nel nascere quest’unica possibilità. Il tema principale è la sopravvivenza ed è quella per la quale Madre Courage combatte, ma che vita è in fondo? Che risultati da, alla fine del viaggio, aver messo sempre questo ideale davanti a tutto e a tutti? L’intera opera è scorrevole, ma i passi per essere capiti e davvero apprezzati vanno letti e riletti, bisogna soffermarcisi sopra perché – nonostante le sole 97 pagine – non è affatto uno di quei libri che possono essere letti tutti d’un fiato; questa caratteristica, però, non gli toglie merito, ma glielo da.
Quella raccontata da Brecht non è la solita storia strappalacrime di una madre che ama suo figlio al punto da sacrificare tutto per amor suo o giungere alla totale abnegazione di sè, né di colei che riesce a conciliare il suo ruolo di madre col suo essere donna. Che esista un modo completamente diverso di essere genitore, emerge chiaramente da questa pièce portata sulla scena nel 1939 che porta il nome di “Madre Coraggio e i suoi figli”.E’ il 1624 sono passati sei anni dall’inizio della Guerra dei Trent’anni. La vivandiera Anna Fierling attraversa la Svezia con i suoi tre figli e il suo inseparabile carro. Anna è un’affarista senza scrupoli ma, nello stesso tempo, una madre e la sua identità emerge lacerata da questa dialettica. Il suo affetto per i propri figli si trova a fare i conti con la realtà della guerra e i sentimenti finiscono per cedere sotto il peso della lotta per la sopravvivenza. Anna è la vittima che finisce per agire come i carnefici, e la sua contraddizione non è altro, in piccolo, che quella dell’intera società. Non vi è nessuna evoluzione per i personaggi di Brecht, nessuna possibilità, per lui, di essere resi saggi dal male del mondo: ogni pagina è intrisa del cosiddetto “pessimismo della ragione”. Madre Courage diventa quindi l’emblema dell’indifferenza di fronte al dolore altrui, anche se esso è quello dei propri figli, un sorta di muta accettazione della realtà: Anna Fierling non fa nulla per cambiare il corso delle cose, si arrende all’idea che i suoi figli moriranno, anche quando sarebbe in suo potere fare qualcosa per evitarlo, la realtà storica prende il sopravvento sul suo istinto materno, spirito. Sentimento quindi asservito al denaro, all’ istinto di sopravvivenza. E di amore materno, neanche l’ombra. PERCHE’ LEGGERLO: In un mondo in cui la bella favoletta della famiglia felice con la donna disposta a rinunciare a tutto per la felicità e la cura dei figli non regge più, e in cui i fatti di cronaca ci danno modo di pensare che una madre sarebbe più disposta a uccidere il suo bambino, piuttosto che a morire per lui, il testo di Brecht è più che mai attuale e può aiutarci a capire come e perché il naturale egoismo dell’uomo possa, a volte, prevalere sui sentimenti. PERCHE’ NON LEGGERLO: A volte, nonostante tutto, è ancora bello credere che certi amori siano più forti di qualsiasi cosa. Se siete tipi da famiglia perfetta, datemi retta: non è roba per voi!
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