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Anno edizione: 2014
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Un viaggio breve di un'intensità che solo Melville può avere. Classica ambientazione, le dinamiche sembrano le stesse di molti altri romanzi, ma qualcosa di diverso c'è... prende forma un personaggio "anomalo", Billy Budd, non dovrebbe neache essere lì, un estraneo in un mondo lontano dal suo. La vicende si articola in uno spazio tempo molto ritretto, ma la profondità della vicenda sarà cardine ad un messaggio molto più prondo... Godetevi questo capolavoro, l'ultimo del Maestro... Ricordandosi sempre che dove l'Uomo risponde con parole, la Natura ribatte muta.
"Chi mai, guardando l'arcobaleno, sarebbe in grado di stabilire dove la tinta viola finisca e dove inizi quella arancione? Noi percepiamo con esattezza la differenza tra i due colori, ma in quale tratto dello spazio l'uno entra nell'altro? Lo stesso vale per la follia e la ragione". Scritto pochi mesi prima della sua morte, Herman Melville racconta la travagliata storia di Billy Budd, gabbiere di trinchetto. È circa il 1797 quando il giovane Billy si arruola sull'Imbattibile, nave da guerra del capitano Vere. Dotato di grazia e gentilezza, fascino fanciullesco e genuina bontà, il "Bel Marinaio" riesce a legare con tutti a bordo della nave, tranne con Claggart, ruvido maestro d'armi che lo prende subito in antipatia. Dialogando con il lettore, Melville espone le sue teorie - talvolta filosofiche e un tantino dispersive - in cui spiega che l'animo dell'uomo era ben diverso da quello del giovane Billy, e che l'aspro maestro d'armi in verità nutrisse una profonda invidia per il bell'aspetto del gabbiere. È proprio a causa di tali profondi dissapori, seppur non ricambiati fino in fondo da Billy, che Claggart metterà il giovane in gravi condizioni con la giustizia. Ma la giustizia del mare sa essere ancor più meschina e arida, e Billy ne avrà prova a carissimo prezzo. Il libro, pur essendo molto breve, si presenta talvolta difficile da leggere e la lettura non sempre scorre in modo fluido, a causa delle divagazioni filosofiche dell'autore, che tende a tergiversare molto su alcuni pensieri che fanno da contorno a questa storia. Si tratta comunque di un classico, una storia che porta il lettore a riflettere su certi aspetti e certe tematiche ancora attuali, per cui comunque ne consiglio la lettura.
Quello che più mi piace dei libri di Melville sono i personaggi: Ahab, Ishmael, Queequeg e Bartleby e Benito Cereno e questo Billy Budd. Ti restano impressi, un po' per l'accuratezza con cui sono delineati, un po' perché ognuno di essi è "sui generis". La scrittura invece la trovo davvero pesante: frasi inutilmente contorte, troppe citazioni bibliche o letterarie, "forzature iperboliche" (come le chiama Alessandro Ceni nelle note).
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