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Anno edizione: 2017
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La storia della filosofia occidentale è analizzabile, secondo l’autore, attraverso una concettualità rappresentata da due canoni differenti. La forte posizione dell’autore ci conduce ad una doppia storia della filosofia occidentale, una biforcazione originaria e poi latente, ricomparsa, dopo Kant, nelle concettualizzazioni metafisiche che ne caratterizzano l’incedere. Eppure una sola via è quella propria della filosofia, una sola la possibilità di cominciamento della filosofia stessa, ed è la via minore, la via dell’empirismo radicale, la via speculativa. Il saggio stesso è diviso in due grandi sezioni, due macro-insiemi di concetti che attraversano entrambe le direttrici del pensiero Occidentale, svelando la complessa con-presenza dei due sistemi in un orizzonte di disvelamento delle aporie del canone maggiore, delle problematicità del canone minore. Il Canone minore attraverserebbe le filosofie di William James, di Henri Bergson, di Giovanni Gentile, di Whitehead. Le origini del canone vanno ricercate nella filosofia di Parmenide, nel testo Platonico, in Leibniz. E’ tuttavia il novecento a veder riaffiorare questa filosofia dell’immanenza, la esistenza del Mondo come processo. In epoca contemporanea è l’abbandono dell’antropologia, l’affermazione di una filosofia della natura. Il saggio si apre con l’enunciazione della tesi: l’esistenza esplicita di due attraversamenti storici del pensiero filosofico Occidentale. La determinante è da ricercare nel Parmenide platonico, in cui si innescano due possibili cominciamenti della filosofia, e in cui uno solo appare evidentemente come possibilità di inizio della filosofia stessa. La “minorità” è quindi l’oggetto complesso dell’ermeneutica filosofica, la ricerca dell’esperienza pura, l’oggetto critico caratteristico del canone minoritario, la coscienza assoluta e trascendentale, immanente, il ritrovato speculativo di questa linea di pensiero.
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