La storia della filosofia occidentale è analizzabile, secondo l’autore, attraverso una concettualità rappresentata da due canoni differenti. La forte posizione dell’autore ci conduce ad una doppia storia della filosofia occidentale, una biforcazione originaria e poi latente, ricomparsa, dopo Kant, nelle concettualizzazioni metafisiche che ne caratterizzano l’incedere. Eppure una sola via è quella propria della filosofia, una sola la possibilità di cominciamento della filosofia stessa, ed è la via minore, la via dell’empirismo radicale, la via speculativa. Il saggio stesso è diviso in due grandi sezioni, due macro-insiemi di concetti che attraversano entrambe le direttrici del pensiero Occidentale, svelando la complessa con-presenza dei due sistemi in un orizzonte di disvelamento delle aporie del canone maggiore, delle problematicità del canone minore. Il Canone minore attraverserebbe le filosofie di William James, di Henri Bergson, di Giovanni Gentile, di Whitehead. Le origini del canone vanno ricercate nella filosofia di Parmenide, nel testo Platonico, in Leibniz. E’ tuttavia il novecento a veder riaffiorare questa filosofia dell’immanenza, la esistenza del Mondo come processo. In epoca contemporanea è l’abbandono dell’antropologia, l’affermazione di una filosofia della natura. Il saggio si apre con l’enunciazione della tesi: l’esistenza esplicita di due attraversamenti storici del pensiero filosofico Occidentale. La determinante è da ricercare nel Parmenide platonico, in cui si innescano due possibili cominciamenti della filosofia, e in cui uno solo appare evidentemente come possibilità di inizio della filosofia stessa. La “minorità” è quindi l’oggetto complesso dell’ermeneutica filosofica, la ricerca dell’esperienza pura, l’oggetto critico caratteristico del canone minoritario, la coscienza assoluta e trascendentale, immanente, il ritrovato speculativo di questa linea di pensiero.
Il canone minore. Verso una filosofia della natura
Una rivisitazione sconcertante del canone della filosofia occidentale. Un'opera che ha il coraggio di parlare la lingua senza tempo della metafisica classica.
Questo libro rilegge la storia della filosofia occidentale, da Platone a Deleuze, alla luce di un'opzione forte e originalissima. La storia della filosofia racchiuderebbe in effetti due storie della filosofia. Una sarebbe la storia di un lungo tradimento, di una lunga dismissione della vocazione filosofica. I nomi che siglano quella tradizione sono illustri. L'altra è una storia minoritaria anche se ricchissima di tesori più o meno nascosti. Rocco Ronchi tratteggia i lineamenti di questo canone dentro il canone, di questo "canone minore" che è il solo a non aver tradito la filosofia, il solo ad aver tenuto fede alla sua vocazione più vera e più urgente. È il canone che conta tra le sue fila William James negli Stati Uniti, Henri Bergson in Francia, Giovanni Gentile in Italia, Alfred North Whithehead in Gran Bretagna. Nomi prestigiosi, ma marginali nel dibattito odierno. Pensatori raffinatissimi, che sulla soglia del Novecento hanno pensato non il loro secolo, ma il secolo successivo, il nostro secolo. Se il canone maggiore trionfa negli ultimi tre secoli ed è un canone sostanzialmente umanistico e moralistico, perché mette al centro l'uomo con i suoi valori, il soggetto con la sua esperienza e i suoi desideri, il canone minore solo ora è sul punto di sbocciare ed è un canone sostanzialmente antiumanistico e immoralistico, perché mette al centro la natura, lo splendore del suo assoluto, la sua incomprensibile e infinitamente intelligente processualità.
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Anno edizione:2017
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FraCast1983 23 febbraio 2022Rocco Ronchi: Il canone minore
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