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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2002
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Nell’immaginario comune la giovinezza è assimilata ai sogni e alle illusioni, la maturità ai compromessi e alle delusioni. Periodo storico in cui questa contrapposizione è stata più simboleggiata è il ’68, “La Rivoluzione che non lasciò più il mondo come prima”. Negli anni ’60 con il conflitto generazionale, che ha caratterizzato quel periodo, sono state poste le basi della società odierna, con i suoi pregi e difetti. Quello che ha fatto, in modo egregio, Doris Lessing, in questo libro, è descrivere gli anni che vanno da dopoguerra ai giorni nostri attraverso personaggi unici nel loro genere e stile, ma che individuano ognuno una caratteristica della società di ieri e di oggi. Sono tre generazioni di oggi a confronto: quella dei nonni, dei genitori e degli odierni giovani. C’è Julia, che ha alle spalle due guerre mondiali, conosce la sofferenza di tale esperienza e per lei i termini nazismo/fascismo hanno un significato profondo, perché legati a ricordi di vita vissuta. La Lessing, così, descrive questo stato d’animo, senza banalità ma con profondità: “Apparentemente non si rendevano conto che fascista, nazista, erano parole che per molti avevano significato la prigionia, la tortura, e che in quella guerra erano morti a milioni. Era l’ignoranza, la superficialità, a riempire gli occhi di Julia di lacrime rabbiose. Si sentiva cancellata, annullata: la sua storia, e anche quella di Philip, ridotta a una serie di epiteti usati da una giovane giornalista ambiziosa su un giornale scandalistico”. C’è Frances, donna forte ed energica che, più che parlare, mette in pratica i sogni di giustizia sociale tanto enunciati e manifestati dall’ex marito Johnny, figlio di Julia, personaggio in primo piano del partito laburista/comunista, idolatrato dai più giovani come modello e che ha basato il suo successo su gesta mai compiute, ma ben pubblicizzate. Per finire con la figura di Sylvia, nipote acquisita di Julia, che, con le sue battaglie, in prima linea, prima con i suoi fantasmi personali e poi come medico volontario nelle terre lontane dell’Africa post-colonizzazione, traduce in realtà quegli ideali di giustizia e uguaglianza, tanto urlati nelle piazze da giovani più o meno consapevoli di ciò che dicevano. In tutto il libro e soprattutto nelle discussioni che si intessono intorno al tavolo della famiglia Lennox emergono le insoddisfazioni, le paure, le differenze, i bisogni dei giovani di allora, come di oggi, e dei genitori di allora, come di oggi. Il mondo cambia, la società si evolve eppure i rapporti umani restano immutabile nel tempo. Le figure in primo piano sono queste tre donne con vite del tutto diverse, dovute anche ai periodi storici differenti in cui vivono, ma che hanno un comune denominatore ed è la capacità di agire più che di dire. In Julia, tale capacità di “fare” viene accennata più che esposta, in Frances è già più visibile, ma è in Sylvia che viene esplosa e messa in contrapposizione a quella del “ciarlare” di tanti politici/uomini di potere di oggi, che sono stati i giovani che nelle piazze, negli anni ’60, urlavano di “voler cambiare il mondo”. Sylvia non urla, non discute, ma ascolta e fa proprie quei sogni che venivano enunciati attorno alla tavola dei Lennox quando era adolescente e, alla fine, è l’unica che agisce, sotto voce e con umiltà, per far sì che tale sogno si avveri. Gli altri, che poi sono i più, crescendo abbandonano il sogno di cambiare il mondo e si adattano ad esso e alle sue regole; diventano quello che da giovani condannavano. Tale trasformazione è emblematica in Andrew, figlio primogenito di Frances e Johnny, giovane di belle speranze, che odia il padre che si rappresenta per quello che non è e che alla fine, si scopre, sotto molte sfaccettature, simile a lui. Emblematica è la constatazione che fa la Lessing nel descrivere l’unico vero contatto tra Andrew, rappresentante della Banca Mondiale, con la vera esistenza della popolazione dello Zimlia, dove ogni giorno Sylvia lotta contro la fame, la povertà, l’AIDS e l’indifferenza dei più: “Andrew passava la maggior parte del tempo con gente di colore… Sapeva di non avere pregiudizi razziali. No, ma quello era pregiudizio di classe, e le due cose vengono spesso confuse.” Tutto il libro è scorso da queste lotte interne ed esterne contro fantasmi privati e pubblici, per scoprire alla fine che ognuno ha un lato oscuro e che ogni scelta, giusta o sbagliata che sia, porta con sé delle conseguenze, giuste o sbagliate. I personaggi non sono eroi o malfattori, ma sono uomini e donne con le loro caratteristiche e con la loro debolezza e forza umana. La vita in generale viene descritta attraverso l’evoluzione delle vite vissute dei vari personaggi e, alla fine, sembra che l’autrice ci voglia, così, far conoscere il suo pensiero e cioè che “la vita è un ciclo che muta nelle sfaccettature, ma rimane inalterata nella sostanza, ed è bella proprio per questo”. Solo capendo ciò si può dedurre perché, nonostante tutto, di fronte alla nascita di una nuova vita siamo contenti e pieni di speranza di un futuro migliore ed è per questo che Doris Lessing ci lascia con il sorriso di una nuova vita, la figlia di Colin, secondogenito di Frances e Johnny e, chi sa perché, anche lei “femmina”, futura donna.
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