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Se non vi piace la storia questo è il libro giusto per voi. Un’intervista al più grande storico vivente e del secolo scorso per chiarire alcune novità sul panorama internazionale per quanto riguarda ‘ultimo segmento del secolo. Un segmento che ci ha traghettato nel XXI secolo. Gli argomenti non sono esclusivamente a carattere storico, anzi, per comprendere veramente le contorsioni dello “spirito” è necessario prendere per mano l’economia e la filosofia e chiederle di farci da accompagnatrici. Si perché rispondendo a domande a tutto tondo e in particolare sulle credenze degli attori storici Hobsbawm riesce a trasmettere in maniera semplice non solo le cause dei grandi mutamenti storici, ma pure ad isolare ingranaggi significativi di quell’enorme orologio chiamato storia universale. E qui non manca di emergere la sua “poetica storica” secondo cui la storia si ripete anche se con maschere sempre nuove. Gli aneddoti non mancano e di sicuro sono forse le cose da cui si imparano più cose, rendendo la lettura del libro scorrevole e quasi mai pesante. La cosa più divertente quando si ascolta uno storico di un certo calibro è che spesso il senso comune viene messo a dura prova da quelle che chiameremmo curiosità ma che nel finale si dimostra essere le cose determinanti: la grecia come crocevia di una moltitudine di popolazioni, tali da rendere assurdo, o per lo meno strano, la presenza di Atene alla voce Capitale...oppure l’assottigliamento della linea che demarca lo stato di guerra da quello di pace, si veda la guerra in Kosovo dove una delle partecipanti era in guerra nei fatti ma non sulla carta. Libro che aggiusta un po il tiro al quel master-piece che è il secolo breve, mostrando la scelta della data per sancire la fine secolo è stata abbastanza arbitraria, poteva essere la stagione 87-88, come pure il 97/98 per la grande portata economica che hanno avuto. Ecco allora che emerge uno dei grandi segreti di Pulcinella del mondo storico: le date che fanno da paletti storici sono quasi sempre labili e volatili.
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