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Se l'opera "Persiani" racconta di una guerra come un'ombra del passato, "Sette contro Tebe" racconta dentro guerra, una guerra diversa, ma piena di eticità, emozioni, corse, urla e altro ancora. Davvero suggerito
Anche questa tragedia potrebbe essere un'opera di attualità sulla guerra civile, invece Eschilo evidenzia da un lato l'atmosfera di una città assediata, in preda al terrore, ma che si prepara coraggiosamente alla difesa; dall'altro il dramma di un uomo che sta per andare a combattere contro il fratello, costretto da una maledizione. L'atteggiamento dei personaggi dimostra che tutto è stato deciso dagli dei. Il giovane re Eteocle, figlio di Edipo, fermo e lucido, rivolge agli dei la preghiera di risparmiare la sua patria e gli dei cedono: Tebe sarà risparmiata, ma Eteocle non si salverà e tutta l'opera non è altro che l'inesorabile avvicinarsi della sua fine. La parte centrale della tragedia, la lunga scena in cui sono descritti gli emblemi degli scudi dei capi dell'esercito argivo e dei capi tebani, in cui la superbia degli assedianti è sistematicamente opposta alla virtù degli avversari, sembra suscitare una speranza, ma alla fine, al momento culmine del dramma, Eteocle accetta di battersi perché vittima della maledizione, e quindi i crimini della sua stirpe (è figlio di Edipo) sono causa del suo destino a cui non può sottrarsi: ci troviamo di fronte alla giustizia divina che punisce i colpevoli nei loro figli, provocando altre colpe ed altre pene, una giustizia sconcertante per noi moderni dove gli dei possono tutto e gli uomini rischiano tutto.
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