Avevo grande stima per Stassi, autore scoperto da poco dopo la lettura di Notturno Francese. Questo libro è difficile da definire: se avesse l’ambizione di essere un giallo, spiace davvero ma il tentativo - a mio modesto avviso - non ha raggiunto l’obiettivo. Concordo pienamente con l’analisi e la recensione fatta dall’altro lettore qui di seguito. In sintesi, forse il peggiore libro di Stassi letto fino ad ora (e questo sarebbe il quarto che mi passa tra le mani).
Uccido chi voglio
Una nuova avventura a tinte più nere che mai per il biblioterapeuta Vince Corso, un enigma che lo porta a smarrirsi tra le ombre e a interrogarsi sul potere minaccioso e salvifico delle parole.
«Il nuovo romanzo di Fabio Stassi conclude una trilogia dedicata al rapporto fra le storie e il mondo, partendo dai casi di Vince Conso, il "biblioterapeuta" che si muove in una Roma piena zeppa di citazioni e riferimenti» - la Lettura
Questa storia è nata in un carcere. Un detenuto albanese mi rivelò, in un incontro, il vero significato dell'antico soprannome della mia famiglia, Vrascadù. Avevo sempre creduto che volesse dire Braccia Cadute e fosse una contrazione del siciliano. Si trattava invece di una frase arbëreshë; il ragazzo mi consegnò la traduzione su una pagina strappata che ho portato con me per anni: Uccido chi voglio. È il titolo di questo romanzo, e il motivo per cui comincia con un altro biglietto spedito da Regina Coeli. A scrivere a Vince Corso, che di mestiere cura la gente suggerendo libri da leggere, è un ergastolano di nome Queequeg. Inizia così una settimana difficile, nella quale Corso si troverà a un metro dalla follia e nel mezzo di un'indagine, ma da inquisitore a inquisito, come se oltre alla realtà anche l'alfabeto si fosse capovolto ed esistesse per davvero una Porta Magica tra i libri e la vita. Smarrito per Roma, Vince Corso si addestra a perdersi, non a ritrovarsi. La sua è la testimonianza di un detective involontario che non riesce più a leggere il mondo che lo circonda. Un rapporto sulle ombre, e sul potere minaccioso e salvifico delle parole. Una lunga lettera al padre, dopo tante cartoline.
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Anno edizione:2020
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Nicoló 02 febbraio 2025Non ci siamo
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Umberto Rocca 07 aprile 2021
Il giallo è più psicologico, incentrato sulla personalità eccentrica e tormentata del protagonista che fa un lavoro improbabile più che su una vicenda che abbia la parvenza di essere verosimile. Insomma un giallo campato per aria dove le descrizioni degli stati d'animo e delle paturnie del protagonista sono gli aspetti principali. Un altro giallo italiano che dovrebbe andare a scuola di giallismo dai grandi autori, Christie, Simenon e Wallace in testa. O magari da Lucarelli, Piazzese, Perissinotto e Scerbanenco.
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