Aumarais è un borgo sperduto di Francia che un misterioso benefattore, giuntovi con questa idea, sogna di trasformare in grande città. In effetti Watkins, il personaggio intorno al quale ruota l’intera narrazione, è soltanto un ricco pedofilo che procurerà agli abitanti molti più danni che benefici. In questa cittadina l’Autore ci introduce, a distanza di anni da questo arrivo, dopo la fine della guerra – non sappiamo quale, probabile la Grande Guerra – con il giungere, in apparenza casuale, del vero protagonista del libro Milto Kayik, capitano, fresco reduce dal comando di una piccola compagnia di ricognitori dell’esercito. L’intreccio della storia è complesso, intricato da salti temporali ripetuti sia nella narrazione degli eventi che nella definizione di personaggi e segreti di vita, svelati per piccoli passi con lo svilupparsi della trama. Gli attori poi non sono quello che appaiono a tutta prima, ciascuno custodisce un segreto, un desiderio, o meglio un’ossessione riposta, che induce a vestire panni fittizi per non insospettire ed attendere il momento propizio per condurre a buon fine l’obiettivo. Identità frastagliate che man mano si compongono e che danno alla trama un profondo tocco di mystery, nel quale non manca un cadavere dal quale ognuno attenderà qualcosa. C’è, difatti, un segreto che incatena, e dal suo svelarsi dipenderà l’inizio della nuova vita. Una chimera che, come tale, si prenderà gioco degli interessati fino alla fine. L’atmosfera del libro è di intonazione kafkiana, con un marcato alone di indefinito, di ignoto, che avvolge persone e cose. Nel paese, sotto pioggia perenne, i locali vagano titubanti, movendosi tra appigli incerti in uno scenario intriso di non detto e di celato, che complica rapporti e atteggiamenti. Ignorano chi e cosa, e continuano a muoversi in riferimenti solo presunti. Francesco Fracassi è un impiegato trentenne, vincitore nel 2012 del concorso “ilmioesordio” organizzato dal sito di self-publishing del Gruppo L’Espresso (ilmiolibro.it). Lo stile è decisamente originale ma, più che lo stile, lo è l’approccio e il conseguente punto di vista con cui Fracassi guarda alle cose, ai soggetti, agli eventi. Emblematica della singolarità della prosa è la descrizione della chiesa eretta per un “miracolo” compiuto da un oscuro frate – che tale in realtà non è –, Benoit, giunto per caso ad Aumarais: “Dopo, quando furono tutti ubriachi di quel colore, quan¬do un'altra goccia di celeste avrebbe reso quel cielo insop-portabile, gli sguardi si abbassarono. Su Benoìt. Il quale non aveva ancora esattamente afferrato la portata di ciò che ave¬va fatto. Lo intuiva solamente. La leggenda dice che il sole rimase. Asciugò il fango, riac-compagnò il fiume sulla porta di casa. Salvò il paese. Chiaramente Benoìt fu santo subito, su due piedi, da vivo e tutto. Fu proclamato santo per acclamazione, all'unanimi¬tà, alla fine di un processo canonico durato circa un quarto d'ora. E siccome ogni santo che si rispetti ha la sua chiesa, i lavori iniziarono immediatamente. La chiesa di Saint-Benoìt, dicono, è una favola di lampi e colori, di giochi di specchi, di riverberi, di marmi splendenti. E, dicono, una delle più incredibili costruzioni dell'umanità, furono chiamati gli artisti più famosi a lavorarci. La chiesa di Saint-Benoìt porta in calce la firma di quanto di meglio l'ar-chitettura potesse offrire al momento in cui fu costruita. Le descrizioni si sono arricchite di dettagli, nel tempo. Si parla di meraviglia, di estasi, di commozione. Le vetrate, dovreste ammirare le vetrate. E i mosaici. E tutto, tutto quanto il re-sto. Un unico impercettibile difetto. La bellezza sconfinata di Saint-Benoìt si basa sulla luce del sole. Tutto il suo splendore dipende da quello. Senza, rimane soggetta al giudizio del visitatore deluso. È una merda.” Lo svelamento avviene durante un incontro corale. Vi prendono parte ben sette personaggi, tra i più importanti del libro, ciascuno recante il suo pezzo di puzzle, e tutti spinti a metterli insieme da un coraggio opportunista per chiarirsi le idee e trovare il bandolo della matassa. Il colpo di scena è sconvolgente: mette tutto e tutti a soqquadro. Come nessuno è ciò che sembra, così quello che esce fuori dallo squarcio della realtà è quanto nessuno si attendeva, e del tutto lontano da quanto sperato. Restano delusi, ma dal crollo ha origine anche la nascita per un legame sincero che pare avviarsi sotto buoni auspici e – chissà – forse anche fatto di sentimenti veri che prenderanno corpo lontano dalle angustie di un piccolo paese quale è in effetti Aumarais. È ovvio, non sarà un legame semplice, c’è di mezzo un bambino – Gaël – dagli occhi azzurri e dalla pelle scura – che non ha alcun legame di sangue con la coppia interessata. Lettura decisamente intrigante, senz’altro originale, direi avventurosa, capace di indirizzare i pensieri verso il nuovo, il fuori dall’ordinario, un cammino che può avere benefici effetti sull’orientamento di ciascuno. “Ci sono momenti che si aspettano talmente a lungo che alla fine se ne perde il significato.” Luigi Alviggi
Aumarais è una cittadina francese, negli anni a cavallo tra le due guerre. Questo è quanto è, ma potrebbe benissimo essere diversamente. Quello che conta è che Milto Kayik è un contadino le cui piantagioni di pesche all'improvviso si ammalano e smettono di dare frutti. E così lo costringono a partire per la guerra, dove un giorno cattura un soldato ussaro che in cambio della vita lo mette a parte di un segreto, lo indirizza sulle tracce di una grande ricchezza e gli affida una lettera scritta in caratteri tanto affascinanti quanto misteriosi. Ed ecco che Milto giunge ad Aumarais, seguendo la scia di quella promettente scommessa. Ma la cittadina francese è un luogo-mondo, un universo dove niente è come sembra ma tutto pare messo lì per svelarci ciò che realmente siamo. Chi è Andrea Kratzer? E il ragazzino Gaël? E Elfreth J. Watkins è davvero il benefattore che tutti credono? E dove è nascosto, infine, il tesoro sulle cui tracce non si trova soltanto Milto Kayik?
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Anno edizione:2013
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