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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 2012
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«“Che diavolo ci faceva quella donna in un posto simile?”.
«In una stalla, con gli orecchini di perle, il braccialetto firmato, le scarpe di camoscio bianco!
«Doveva essere arrivata ancora viva, visto che il delitto era stato commesso dopo le dieci di sera.
«Ma in che modo? E perché? E nessuno aveva sentito nulla! Lei non aveva gridato, e i cavallanti non si erano neppure svegliati...
«Se non fosse stato per quella frusta che non si trovava, probabilmente sarebbero passati anche quindici giorni o un mese prima che qualcuno scoprisse il cadavere, per caso, nel rivoltare la paglia!
«E altri cavallanti sarebbero venuti a russare accanto a quel corpo di donna!».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Finito e devo dire che mi è piaciuto molto. Ho dovuto fare delle ricerche per capire bene il contesto in cui si svolge la vicenda perché non avevo mai sentito parlare di niente del genere. Ma dopo aver fatto chiarezza il romanzo mi è praticamente volato sotto gli occhi. La storia è molto delicata, malinconica e ricca di sentimenti e questo è l'aspetto che maggiormente apprezzo dei romanzi di Simenon sia della serie dell'ispettore Maigret che non. Inutile stare sottolineare che la soluzione è stata abbastanza semplice ma ciò che conta nei romanzi di Simenon non è tanto quello che succede bensì come tutta la storia ci viene raccontata.
L’interesse del commissario presto si appunta su due imbarcazioni, un piccolo ma lussuoso yacht al comando di un inglese alcolizzato marito della donna e una chiatta da trasporto trascinata dai cavalli accuditi dall’uomo del titolo. La storia gialla è, seppur non trascendentale, ben costruita con l’autore che si preoccupa di sviare l’attenzione con falsi indizi per poi incanalare la narrazione verso la soluzione più ovvia: ciò che si rivela di maggior fascino è però la ricostruzione del piccolo mondo in cui si svolgono gli avvenimenti, mondo peraltro conosciuto dallo scrittore che visse per qualche tempo su un’imbarcazione ormeggiata in un canale. Non vi dico altro... leggetelo!
Scritto nell’estate del 1930, a bordo del suo yacht Ostrogoth, con cui andò su e giù per i numerosi e ben attrezzati canali navigabili francesi, Il cavallante della Providence risente di questa esperienza di navigazione, tanto che il mondo del trasporto e del diporto fluviale è talmente ben descritto da ricreare nel lettore l’impressione di essere presente, di vedere i grossi barconi trainati da cavalli sulle sponde e di udire il cigolio delle porte delle chiuse quando si aprono o quando si chiudono. E’ un perfetto mondo d’acqua, con una vera e propria immersione nel liquido, tanto più che il cielo è ben poco benevolo e lascia trasparire raramente il sole, quasi un’illusione nei continui scrosci di pioggia. E’ un Maigret autarchico quello chiamato a risolvere il caso di una bella e giovane donna, il cui cadavere è stato trovato ricoperto dalla paglia in una stalla, autarchico perché non ricorre, per spostarsi, a un auto, ma preferisce la bicicletta, con cui un giorno arriva a percorrere, con un tempo inclemente, quasi settanta chilometri e su una strada coperta da pozzanghere e con presenza di fanghiglia. Come al solito l’ambiente e l’atmosfera sono resi in modo perfetto, così come di assoluto rilievo è l’analisi psicologica dei protagonisti, persone dell’alta borghesia o piccoli profittatori che ruotano loro intorno per partecipare almeno agli avanzi del banchetto. Maigret cerca un omicida, che ucciderà un’altra volta, ma quando lo trova, grazie al suo infallibile intuito che lo porta a lasciarsi scivolare addosso la storia, trattenendo solo l’essenziale, non avrà motivo di essere soddisfatto, perché, come in altre occasioni, l’assassino è esso stesso vittima, che pagherà le sue colpe con una morte straziante descritta in pagine di rara bellezza. Eh sì, è infallibile Maigret, ma non è un automa, è una perfetta macchina investigativa cucita intorno a un cuore che pulsa e che non si oppone all’umana pietà. Da leggere, senz’altro.
Recensioni
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