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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2007
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Quando mi sono resa conto del tipo di narrazione di questo romanzo,ho temuto che sarebbe stato pesante da leggere, e invece mi sono trovata davanti a una narrazione perfetta, misurata, mai noiosa, in cui davvero sembrava che ogni capitolo riuscisse a descrivere un quadro perfetto. Le protagoniste sono tutte figure di donne forti e complesse, sofferenti, piene di passioni che allo stesso tempo le animano e finiscono per distruggerle. Ho amato le loro storie una ad una e ho atteso pagina dopo pagina di conoscere i loro destini. Un romanzo intenso, sofferto e poetico che mi è piaciuto tanto.
Questo libro non mi ha entusiasmato, tre stelline, quasi tre e mezzo ma solo per lo stile di Jonathan Coe. La storia inizia molto lentamente e ci mette un po' per entrare nel vivo e acquistare ritmo. Il racconto della vita della zia Rosamond si dipana nella descrizione minuziosa di 20 fotografie che segnano i tratti salienti della sua esistenza e che devono condurre i due nipoti Gill e David a ritrovare Imogen, la terza beneficiaria del suo testamento, una bimba bellissima e cieca, vista da loro una sola volta tantissimi anni prima. Un racconto sostanzialmente al femminile e dove gli uomini appaiono solo di contorno, apparizioni fugaci e quasi pleonastiche. Atmosfere abbastanza cupe e tristi dove i momenti di gioia sono rari ed effimeri. La parte più viva del racconto è quella centrale che scorre più veloce e gradevole, mentre quella finale si rivela nuovamente lenta e mi ha lasciato con una sensazione di insoddisfazione e incompiutezza. Nessuno dei diversi personaggi mi ha conquistato, restano tutti abbastanza distanti, quasi freddi, alcuni sono solo tratteggiati. In conclusione è come se nel libro mancasse il fuoco e tutto si svolgesse attraverso una patina che attenua le emozioni.
Le protagoniste di questo racconto non sono persone o luoghi, sono delle fotografie. Venti, per la precisione. In venti fotografie, la mano abile di Coe è riuscita a raccontare una lunghissima storia che tocca diverse generazioni, in un racconto breve di circa 200 pagine il cui filo conduttore è la maternità. Storie di madri mancate, di pessime madri e di amori difficili. E il messaggio finale entra con forza nella coscienza del lettore: un'anima pura e candida può nascere anche dal marcio. E anzi: DEVE nascere, perché una lunga serie di eventi negativi può portare alla nascita di qualcosa di buono. Ed è qui che possiamo tornare ad avere speranza.
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