E' sicuramente un'intromissione indebita nella vita (oggi si direbbe, nella privacy) di due persone che molto probabilmente non avrebbero voluto che le loro lettere fossero lette da altri. In questo caso, si tratta solo della corrispondenza da Freud a Fliess (Freud distrusse le lettere ricevute, mentre Fliess no, e queste ultime ci sono giunte dopo diverse peripezie), che Freud stesso non avrebbe voluto mai pubblicare, ma la storia (o la Storia?) ha deciso diversamente, e ne abbiamo ottenuto un inestimabile documento per conoscere attraverso quali percorsi e travagli è nata la psicoanalisi.
Lettere a Wilhelm Fliess (1887-1904)
Durante quindici anni, nel periodo più intenso e importante dei suoi lavori, Freud tenne con un fraterno amico, Wilhelm Fliess (1858-1928), uno studioso berlinese di problemi medico-biologici, una corrispondenza quasi giornaliera. Queste lettere, dopo ogni sorta di peripezie, finirono nelle mani della principessa Marie Bonaparte, famosa psicoanalista e allieva dello stesso Freud. Essa rifiutò di distruggerle, come avrebbe voluto il suo maestro, e le conservò gelosamente, conscia del loro valore storico e scientifico. Proprio negli anni di questo carteggio Freud ebbe, come egli stesso disse poi, "capacità di introspezione quali un uomo può avere una sola volta nella vita", e formulò le prime teorie sull'interpretazione dei sogni, sulla sessualità infantile e sul metodo psicoanalitico. È quindi di basilare importanza per lo studioso poter conoscere le origini della psicoanalisi attraverso le esperienze segrete del suo stesso fondatore, seguendolo dalle prime impressioni cliniche fino alla formulazione delle teorie.
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MARCO MAGLIOCCHETTI 06 marzo 2017
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