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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2011
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Con questa serie di libri edita da Einaudi, Maurizio De Giovanni ci trascina in un'ambientazione unica, quella della Napoli degli anni '30. Siamo in pieno ventennio fascista e qui si intrecciano due vicende, quella umana e quella professionale, del commissario Ricciardi, personaggio tra i più particolari della narrativa di genere. Quest'uomo dalle eterne mani in tasca, con il ciuffo ribelle e gli occhi di ghiaccio, è dotato di un dono particolare che per lui è anche una maledizione: riesce, infatti, a percepire le ombre delle persone morte di una morte violenta che lo indirizzano nel corso della sua indagine. La forza di questi romanzi, a mio parere, è nel mondo che De Giovanni è riuscito a creare: dallo spaccato di un'epoca terribile e affascinante al tempo stesso, che lascia presagire la tragedia che si sarebbe svolta di lì a poco in Italia, alla forte caratterizzazione dei personaggi con i quali è facile immedesimarsi, con i quali condividiamo sogni, speranze, ambizioni e delusioni. Personaggi che riescono a evolvere di libro in libro, in un crescendo umano fino all'emozionante finale.
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Un’altra storia avvolgente che esce dalla penna di Maurizio de Giovanni, con i drammi umani, i suoi colori, i suoi profumi, i suoni della Napoli fervente nei giorni che precedono il Natale. Il merito principale del romanzo è a mio avviso quello di calare il lettore nella città per com’era negli anni Trenta, per come l’abbiamo immaginata o sentita raccontare. E l’umanità delle storie narrate non tradisce mai, perciò si legge con grande piacere.
"Per mano mia" (Einaudi, 2011) è il sesto giallo della fortunata serie di romanzi creata da Maurizio de Giovanni e ambientata nella Napoli degli anni '30. Come suggerisce il titolo completo siamo a ridosso delle festività natalizie, e più precisamente nel 1931, la città si prepara alla prima di "Natale in casa Cupiello" dei fratelli De Filippo. In un appartamento vicino la spiaggia di Mergellina, il mondo povero dei pescatori, vengono ritrovati due "distinti" cadaveri: il miliziano fascista Emanuele Garofalo (trafitto nel letto con oltre 60 coltellate) e sua moglie Costanza (sgozzata con un solo colpo di lama). Vicino al presepe, la statuina di San Giuseppe, patrono dei lavoratori, giace infranta a terra. Solo la figlia piccola si è salvata perché era a scuola, affidata alle cure della severa zia suora. Il delitto del funzionario della Milizia pare ricordare il martirio di San Sebastiano, santo patrono proprio della milizia volontaria nazionale, organo formato da volontari per non sottostare ai rigidi regolamenti dell'esercito. La risoluzione del duplice delitto è una corsa contro il tempo e contro la doppiezza di una città dove l'ordine imposto dal regime fascista cerca di nascondere la povertà tra le casupole dei pescatori e la corruzione tra gli ambienti all'avanguardia dei miliziani. Una corsa verso un magnifico e adrenalinico finale che chiude il cerchio come un ricco piano-sequenza cinematografico. "Per mano mia" è una delle storie più efferate della serie, forse per questa ragione non è stata adattata dalla serie televisiva. Accurate sono le descrizioni dei personaggi, così come dettagliato è il contesto storico. Più di tutto vince la malinconia dell'atmosfera, e la pietas dei protagonisti, il solitario commissario Ricciardi e il brigadiere Maione, questi Don Chisciotte e Sancio Panza dall'anima partenopea...
Una copertina alla Karel Thole di "uraniana memoria"
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