La Barbato non si smentisce, soprattutto nel finale. Come i suoi precedenti lavori, anche questo romanzo che ti costringe alle ore piccole. Nessun particolare è lasciato al caso, nessuna ambientazione fisica e soprattutto nessun aspetto psicologico dei personaggi. Ti ritrovi catapultato indietro in un tempo agghiacciante per poi ritrovarti in un presente da toglierti il fiato e che costringe a fare i conti con paure profonde; ti affezioni ai personaggi nonostante i loro difetti e le loro debolezze, e scopri che anche nel più impavido degli uomini di può nascondere una grande forza. E sopratutto.. come non amare la grande Nives.. Consigliatissimo
Finalista al Premio NebbiaGialla per la letteratura noir e poliziesca 2018
Non puoi avere paura per un giorno. Devi averla per sempre.
Sedici anni, trentadue bambini scomparsi. Poi, il silenzio. Ora è tornato
«Era salito sull'auto dell'orco perché qualcuno gli aveva detto che prima o poi lì'uomo nero sarebbe venuto a portarlo via. E poco importava se quell'uomo nero era grande, grosso e con la barba da Mangiafuoco ma era un ragazzo magro quasi quanto lui con una maglietta rossa un po' sformata e i jeans che gli calavano sui fianchi. Era convinto di meritarselo di venire portato via, e probabilmente di essere mangiato vivo, non si aspettava nient'altro»
1983. L'uomo seduto nella macchina blu è nuovo di quelle parti, ma Remo non ha paura, non sa che cosa sia un estraneo. L'uomo ha tra le mani un passerotto caduto dal nido, almeno così dice, e chiede a Remo di aiutarlo a prendersene cura. Il bambino, sette anni passati quasi tutti per strada, che i genitori hanno altri pensieri, non esita neppure per un attimo. E sale. Tre giorni dopo viene restituito alla famiglia, illeso nel corpo e nell'anima; racconta di un uomo biondo, bellissimo, che lo ha riempito di regali e che ha giocato con lui, come nessun adulto aveva mai fatto. Non è la prima volta che succede e non sarà l'ultima. Trentadue bambini in sedici anni. Tutti tenuti per tre giorni da un uomo che cerca di realizzare i loro desideri e li restituisce alla famiglia, felici. Quando la polizia comincia a collegare i rapimenti lampo, l'uomo scompare. 2015. Il padre di Greta non è mai arrivato una sola volta in ritardo a prenderla. Ma lo sgomento negli occhi della maestra gli fa capire che qualcosa non va, perché Greta a scuola non è mai entrata. Scompare così, la figlia di Remo Polimanti, come lui era scomparso trent'anni prima. Anche lei viene subito restituita alla famiglia, ma priva di vita. Greta non è che la tappa iniziale di una scia di sangue che collega i figli dei bambini rapiti anni prima. Ma perché il rapitore "buono" si è trasformato in un assassino? O forse c'è qualcuno che intende emularlo. O sfidarlo. O punirlo.
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NON TI FACCIO NIENTE di BARBATO PAOLA
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Lydia Todisco 01 dicembre 2017
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ANNA FONTANA 29 novembre 2017
Mi sono approcciata a questo libro con grande interesse e molte aspettative, per via della trama che mi sembrava davvero avvincente... Dopo un inizio all'altezza dellemie aspettative ho trovato una parte centraledavvero troppo prolissa e con pochi scatti di interesse... verso la fine il libro si riprende, ma ha perso nel frattempo quella scintilladi interesse che fatica a riaccendersi. Il testo è ben scritto, ma secondo me manca una parte centrale più avvincente e coinvolgente.
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E' un ritorno in grande stile quello di Paola Barbato, sette lunghissimi anni separano "Non ti faccio niente" dalla sua precedente ottima prova "Il filo rosso", romanzo che instillò in me la consapevolezza di avere a che fare con una scrittrice unica nel panorama letterario italiano. Quello che a prima vista potrebbe fare pensare all'ennesimo romanzo sull'abusata tematica della pedofilia, si rivela invece un viaggio psicologico molto più sottile, seminato e germogliato nel cuore di una madre e nelle sue paure ataviche di perdere un figlio. In questo romanzo la colpa non è l'abuso, ma l'abbandono, il peccato di una società paradossalmente votata alla creazione di una culla opulenta di benessere famigliare, ma che dimentica la vicinanza e l'amore di cui necessita un figlio affacciato alla vita. Leggo tanti thriller e un aspetto che trovo davvero fastidioso ed irritante è la ruffianeria, quella compiacenza gentile funzionale ad arrivare ad un ampio target di utenza, diluendo e semplificando giocoforza lo spessore narrativo. Spesso la storia diventa puro pretesto per raccontare le gesta e le evoluzioni di personaggi seriali imbolsiti e stanchi, come i loro narratori, la classica carota che trascina l’asino per forza d’inerzia. Per Paola Barbato la storia è il nucleo, il brodo primordiale, la tela di ragno accattivante in cui il lettore rimane catturato ed invischiato. Lei come l’abile burattinaio dipana i fili, pianifica trappole e infine divora. La storia muove i personaggi, non viceversa, il personaggio assorbe buio e luce dalla storia, non viceversa. Una storia di straordinario fascino, quasi ipnotica, addirittura capace di sovvertire, sotto certi aspetti, le regole e gli stereotipi di genere, una storia che pone di fronte a riflessioni importanti, che bene o male ci riguardano tutti e che interroga le nostre paure più grandi. Una storia che non fa sconti, a partire dalla sua stessa costruzione, articolata, complessa, cervellotica, ostica, a tratti respingente ed urticante. ”Non ti faccio niente” non si fruisce in maniera passiva, frettolosa e distratta, richiede forte partecipazione attiva da parte del lettore, proprio come le cose più belle richiedono dedizione ed impegno. Il prezzo da pagare per la più soddisfacente ricompensa.
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