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Ho letto questo romanzo da ragazzina e mi ha subito conquistata. Immediatamente sono stata trascinata nella vita della piccola Sara Crewe, fatta di ricordi, per lo più della sua mamma e della strabiliante India, di avventure lette nei libri, o immaginate nella mente, di forza e coraggio nell'affrontare le avversità. Se in una prima parte abbiamo bellissime descrizioni di una esistenza agiata, tutta merletti, stoffe di seta, bambole di porcellana, feste e leccornie, nella seconda parte la povera Sara dovrà affrontare il dolore e la perdita. No, non solo la perdita della ricchezza e delle comodità, ma dell'affetto dell'amato papà. Così una storia apparentemente frivola diventa improvvisamente un racconto profondo che punta sull'amicizia e ne fa un salvagente per restare a galla. Un libro, forse a tratti un po' troppo crudele, ma che proprio per questo riesce a colpire e commuovere.
Per apprezzarlo al meglio, bisogna veramente rileggerlo da grandi; molte volte una lettura da piccoli non basta... La "forza" di Sara Crew è quella di possedere una forza interiore veramente elevata, derivante dalla sua grande immaginazione, grazie alla quale riesce anche a sopportare la fame, il freddo e il dolore in cui viene costretta a vivere. Queste condizioni vengono raccontate così bene che il lettore si stupisce di quanto riesca a tenere duro Sara. Anche in quella squallida e fredda soffitta, lei immagina di essere prigioniera della Bastiglia e di dover resistere finchè non arriveranno i rinforzi; trova un abbaino sul soffitto dal quale si vede dall'alto tutta la città, e tutto sembra immerso nel cielo, che da lì appare così sconfinato e diffonde un grande senso di libertà. E poi Sara, ritenendosi una principessa, agisce sempre con le qualità che pensava fossero caratteristiche: gentilezza, compassione, e generosità.
Recensioni
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