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Indice
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Premessa
1. Dalla letteratura al cinema
Parola vs immagine?/La sceneggiatura/Perché l’adattamento?/Tipologie di adattamento: dalla fedeltà alla libertà/Categorie narratologiche/Il linguaggio cinematografico/Microcosmi arabi: dalla nakba alla Guerra del Golfo (1948-1991)
2. Miramar
Sinossi del romanzo/Dal romanzo al film/I personaggi/Spazio-tempo dal romanzo al film/Finali a confronto/I finali di al-Bab al-maftum e Anaurra
3. al-Mahdu’un
3.1. Sinossi del romanzo Rigal fiil-sams/La gurba nel romanzo/Abu Qays e Salim: dal vecchio al moderno/Gioventù in esilio: As‘ad e Marwan/Abu Hayzaran/I finali a confronto/Reazioni della critica
4. al-Kitkat
Sinossi del romanzo Malik al hazin/Spazio-tempo nel romanzo/Struttura e stile del romanzo/Yusuf e l’alienazione dell’intellettuale/Sinossi di al-Kitkat/Šayh Husni e Yusuf, l’alternanza del protagonismo/Spazio-tempo nel film/Dialoghi e monologhi/Effetti musicali
5. ‘Imarat Ya qubiyan
Sinossi del romanzo/Il caso letterario/Stile e struttura del romanzo/I personaggi/Spazio-tempo nel romanzo/Spazio-tempo nel film/L’assenza del “Gran Capo/Altre strategie di adattamento/Il plot omosessuale tra romanzo e film/Reazioni della critica
Appendici
A. Cinema e letteratura in Egitto
B. Il cinema egiziano del periodo nasseriano
C. La questione palestinese nel cinema arabo
D. L’infitah nel cinema egiziano
E. L’intellettuale nel cinema egiziano
F. L’omosessualità nel cinema egiziano
G. L’integralismo e il potere nel cinema egiziano
H. Note biografiche di scrittori e registi
Bibliografia
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In questo libro Aldo Nicosia si occupa, soprattutto, di tre romanzi egiziani e dei rispettivi adattamenti cinematografici. I romanzi, non li ho ancora letti; i film, chissà se mai riuscirò a vederli; ma il libro di Nicosia mi ha fatto venir voglia di, quanto prima, leggere gli uni e vedere gli altri. Quello che ho potuto apprezzare in un modo più compiuto in Il romanzo arabo al cinema, e anche subito, sono le considerazioni dell’autore sui rapporti tra i testi letterari e le rispettive trasposizioni cinematografiche: innanzi tutto, il suo linguaggio, che ha la precisione tecnica che deve avere, quando necessario, ma rimane sempre chiaro, e calzante, e onesto. Parlo di onestà perché ormai si sta diffondendo a macchia d’olio uno strampalato gergo accademico, del quale Aldo Nicosia – anche se per professione gli tocca frequentare proprio quell’ambiente – si tiene saggiamente alla larga. Forse perché sia a lui che a me, per quanto riguarda tali ammennicoli, poco o niente importa di venir considerati «ant?ka, roba b?kiy?» (‘pezzi di antiquariato’, ‘roba vecchia’), per usare espressioni arabe che palesemente rispecchiano il retaggio della lingua franca – che è poi il modo in cui un personaggio si riferisce ad un altro in ‘Im?rat Ya‘q?bian, il film tratto dal romanzo omonimo di ‘Al? al-Asw?ni (p. 91). Mi spiego. Ora va di moda travestire l’adattamento da “traduzione intersemiotica”: molto pretenziosamente e, soprattutto, del tutto a sproposito. Che si dia della “traduzione interlinguistica” alla traduzione tout court e della “traduzione intralinguistica” alla parafrasi, passi – anzi, ben venga: perché così si insinua nella mente degli ascoltatori o dei lettori la sanissima nozione, propugnata da George Steiner per primo, secondo la quale ogni interscambio linguistico presuppone, in qualche modo, l’atto di tradurre. Ma chiamare “traduzione intersemiotica” l’adattamento teatrale, fumettistico, cinematografico di un testo scritto è quasi sempre un’arlecchinata; a meno che l’adattatore non abbia intrapreso – volente o nolente, perché non di rado deve rispettare condizioni restrittive che vanno in tal senso – la strada della più stretta “fedeltà” al testo di partenza. Comunque sia, nonostante il canto ipnotico di certe ignorantissime sirene modaiole, Aldo Nicosia seguita a parlare, imperterrito, di adattamenti cinematografici di romanzi, ignorando olimpicamente l’ingombrante ircocervo della “traduzione intersemiotica”; esprimendosi sempre (e invece) con intelligenza, profonda cognizione di causa, schietta chiarezza. È il caso, insomma, di dire che parla come mangia – e si vede che non mangia schifezze.
In questo libro Aldo Nicosia si occupa, soprattutto, di tre romanzi egiziani e dei rispettivi adattamenti cinematografici. I romanzi, non li ho ancora letti; i film, chissà se mai riuscirò a vederli; ma il libro di Nicosia mi ha fatto venir voglia di, quanto prima, leggere gli uni e vedere gli altri. Quello che ho potuto apprezzare in un modo più compiuto in Il romanzo arabo al cinema, e anche subito, sono le considerazioni dell’autore sui rapporti tra i testi letterari e le rispettive trasposizioni cinematografiche: innanzi tutto, il suo linguaggio, che ha la precisione tecnica che deve avere, quando necessario, ma rimane sempre chiaro, e calzante, e onesto. Parlo di onestà perché ormai si sta diffondendo a macchia d’olio uno strampalato gergo accademico, del quale Aldo Nicosia – anche se per professione gli tocca frequentare proprio quell’ambiente – si tiene saggiamente alla larga. Forse perché sia a lui che a me, per quanto riguarda tali ammennicoli, poco o niente importa di venir considerati «ant?ka, roba b?kiy?» (‘pezzi di antiquariato’, ‘roba vecchia’), per usare espressioni arabe che palesemente rispecchiano il retaggio della lingua franca – che è poi il modo in cui un personaggio si riferisce ad un altro in ‘Im?rat Ya‘q?bian, il film tratto dal romanzo omonimo di ‘Al? al-Asw?ni (p. 91). Mi spiego. Ora va di moda travestire l’adattamento da “traduzione intersemiotica”: molto pretenziosamente e, soprattutto, del tutto a sproposito. Che si dia della “traduzione interlinguistica” alla traduzione tout court e della “traduzione intralinguistica” alla parafrasi, passi – anzi, ben venga: perché così si insinua nella mente degli ascoltatori o dei lettori la sanissima nozione, propugnata da George Steiner per primo, secondo la quale ogni interscambio linguistico presuppone, in qualche modo, l’atto di tradurre. Ma chiamare “traduzione intersemiotica” l’adattamento teatrale, fumettistico, cinematografico di un testo scritto è quasi sempre un’arlecchinata; a meno che l’adattatore non abbia intrapreso – volente o nolente, perché non di rado deve rispettare condizioni restrittive che vanno in tal senso – la strada della più stretta “fedeltà” al testo di partenza. Comunque sia, nonostante il canto ipnotico di certe ignorantissime sirene modaiole, Aldo Nicosia seguita a parlare, imperterrito, di adattamenti cinematografici di romanzi, ignorando olimpicamente l’ingombrante ircocervo della “traduzione intersemiotica”; esprimendosi sempre (e invece) con intelligenza, profonda cognizione di causa, schietta chiarezza. È il caso, insomma, di dire che parla come mangia – e si vede che non mangia schifezze.
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