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Anno edizione: 2020
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Questo romanzo mi è stato suggerito da una amica lettrice che ringrazio. Romanzo interessante tratto da una storia vera raccolta dall’autrice Saud Amiry nel 2018 a Giaffa in una intervista ai protagonisti (ormai ultraottantenni): Shams e Subhi di cui riporta in calce al libro i tratti salienti (pagg. 225/228). La scelta dell’autrice consiste nel restituire l’orrore (poco nota per la verità) dei fatti del 1948 quando, con la complicità britannica, gli ebrei si insediarono in Palestina, in particolare a Giaffa, attraverso la storia personale dei due giovani Subhi e Shams. Senza svelare gli sviluppi della trama si può notare che Subhi, grazie alle sue competenze di giovane meccanico quindicenne ottiene, riparando una cisterna nel 1947, in premio da un ricco coltivatore di arance un taglio di preziosa stoffa inglese di Manchester e la confezione sartoriale di un abito che immagina di indossare il giorno del suo matrimonio con Shams di cui si è perdutamente innamorato a prima vista. Con i primi mesi del 1948 la situazione precipita e i due giovani saranno separati. Shams assisterà alle brutali conseguenze della macellazione di una mucca abbandonata (sì ma rubata ad un ebreo). Non ci sarà un lieto fine della love story ma i due (mantenendo il ricordo dell’altro) sopravviveranno alla tragedia della Nakba. Interessante certo e anche istruttivo, ma la scelta di utilizzare il linguaggio (non solo visivo) di un adolescente penalizza, a mio parere, la narrazione, per cui non me la sento di andare oltre a 3 stelle.
Ho acquistato questo libro durante gli sconti, incuriosita dal titolo particolare ed è stata una bellissima sorpresa, forse uno dei migliori libri letti quest'anno. La storia del protagonista è semplice, ma l'ambientazione storico geografica e la descrizione di tutti gli avvenimenti di quegli anni mi hanno colpita tantissimo. La scrittura di Suad Amiry ti porta indietro nel tempo e ti racconta l'inizio di una guerra che dura ancora oggi
Il libro racconta una bella storia d’amore e di famiglia negli anni dell’esodo palestinese dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, quando più di 700.000 arabi palestinesi furono costretti ad abbandonare città e villaggi, o ne furono espulsi, e successivamente si videro rifiutare ogni diritto al ritorno nelle proprie terre. Pur ripercorrendo gli esiti drammatici del conflitto arabo-israeliano, la scrittura raramente assume toni di lamento o recriminazione, al contrario sono tenerezza e ironia a fare da sfondo alla vicenda, che nel complesso è ammantata di una certa sobrietà, di una leggerezza che è evocata dal volo degli aquiloni nei giorni di festa. In questo contesto i protagonisti cercheranno di tessere il proprio destino, ma sarà il destino a strappare e ricucire le loro sorti, come a ricomporre un equilibrio interrotto: perché “a ognuno il suo destino, in questo mondo”. Voto 4,5.
Recensioni
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