Indice
Le prime pagine del romanzo
Erano le due di un venerdì notte, e le mie migliori amiche, entrambe ubriache, strillavano e ridevano sul sedile posteriore. Sospirando, mi sono fermata in una stazione di servizio. La mia piccola Corolla avanzava a singhiozzi ormai da qualche chilometro, con il serbatoio quasi vuoto. Confesso che avevo paura di restare a secco sul ciglio della strada; non mi preoccupavo tanto per la macchina, quanto per me. Non sapevo se ce l’avrei fatta a proseguire a piedi con Lydia e Jessica. In quel preciso istante Lydia mi ha dato una gomitata sulla nuca.
«Oh, Sam!» Ho sentito una risatina soffocata. «Scusa. Non volevo...» Poi ha ripreso a ridere.
Jessica si è aggrappata al sedile del passeggero allungandosi in avanti. «Possiamo andare a un’altra festa?»
«Ti pree-go?» le ha fatto eco Lydia.
«No.» Mi sono slacciata la cintura di sicurezza per scendere.
Loro si sono precipitate fuori, o almeno ci hanno provato.
Infatti Lydia è inciampata e per un soffio non ha sbattuto la faccia contro lo specchietto. Subito dopo Jessica ha incespicato a sua volta e le si è buttata addosso di peso per non cadere.
Che amica!
«Perché no? È l’ultimo venerdì prima che inizi la scuola. E dai, Sam!» ha insistito Jessica.
Lydia si è raddrizzata, sistemandosi le tette strizzate nel top e la gonna che le copriva a malapena il sedere, e mi ha rivolto uno sguardo implorante. «Ci divertiremo, vedrai. So dove c’è una festa della scuola pubblica.»
Jessica si è girata di scatto verso di lei. «Oh! Mi sembra un’idea fantastica.»
Hanno preso a saltellare insieme. Entrambe indossavano gonne svasate e top aderenti, e i loro capelli castani ricci svolazzavano da tutte le parti. Quando una ciocca mi ha colpita in faccia, l’ho scostata con la mano.
«Vi porto a casa, ragazze. Siete tutt’e due sbronze.»
«Uffa, stasera sei proprio pesante», ha protestato Lydia.
Jessica si è gettata indietro i capelli con un’espressione imbronciata. «Sì, eccome. Cos’hai?»
«Tu e Jeffrey avete litigato?» Lydia ha mosso le sopracciglia su e giù prima di scoppiare a ridere di nuovo.
Quando ho rivolto loro il mio più garbato sorriso da vaffanculo, hanno alzato gli occhi al cielo. Poi Lydia ha fiutato l’odore di pizza proveniente dalla stazione di servizio. Lo stomaco ha preso a brontolarle, e lei e Jessica si sono allontanate all’istante.
Appoggiata all’auto, le ho osservate trotterellare tenendosi per mano e ridacchiando.
Mentre l’auto ingurgitava benzina, ho ripensato alla domanda di Jessica. Cosa mi prendeva? Ho sospirato: quel pomeriggio il mio mondo si era capovolto. Mi sembrava ancora di vedere la faccia di mia madre quando ero tornata a casa dopo aver lasciato Jessica. Eravamo così contente di uscire... persino io. Sì, Jeffrey era un idiota, ma una piccola parte di me si era chiesta se quella sera l’avremmo fatto. Ormai stavamo insieme da tre anni. Era carino e, be’, anche se a volte si comportava da stupido, a quanto pareva gli piacevo sempre. E lui piaceva a me. Ma se mia madre era passata allegramente da un letto all’altro prima di restare incinta, io non volevo fare la sua fine. Perciò con Jeff avevo proceduto con calma. Ciò nonostante, mentre tornavo a casa a prepararmi per la festa, avevo le farfalle nello stomaco.
Quella sensazione era svanita non appena avevo aperto la porta e visto mia madre seduta al centro di pile e pile di scatoloni, con addosso una vestaglia di seta e accanto una bottiglia di vino mezza vuota. Aveva il viso rigato di lacrime, ma si era sforzata di farmi un bel sorriso.
«Ehi, tesoro», aveva detto singhiozzando. «Come stai?»
Avevo lasciato andare la porta, che si era chiusa sbattendo alle mie spalle. «Cos’è successo?»
«Oh.» Lei aveva fatto un gesto con la mano, come per invitarmi a lasciar perdere. «Niente. Non devi preoccuparti.»
«Preoccuparmi di cosa?»
«Ce la caveremo.»
Non mi ero mossa, la borsa ancora appesa al braccio. «Mamma, cos’è successo?» C’erano scatole dappertutto, perfino in cucina. Avevo notato due bottiglie vuote nel lavandino.
«Io e te, tesoro, ce la caveremo.»
«Dov’è papà?»
Mia madre, che stava sigillando uno scatolone con il nastro adesivo, si era bloccata di colpo trattenendo il fiato.
«Mamma?»
Aveva scolato quel che restava del vino e per poco non era caduta all’indietro prima di posare la bottiglia.
«Mamma, che sta succedendo?» avevo insistito.
A quel punto si era messa a singhiozzare. «Oh, tesoro. Mi dispiace tanto, davvero.»
«Mamma!»
«Misonoinnamoratadiunaltroelasciamopapà.» Con un singulto si era asciugata le lacrime dal viso.
«Cosa?»
Aveva fatto un respiro profondo. «Io... noi lasciamo papà.»
Dentro di me stavo gridando.
Avevo chiuso le mani a pugno, sentendo il forte impulso di scagliarmi contro di lei. Avrei voluto massacrarla di botte, invece ero crollata sul divano e l’avevo ascoltata raccontare l’accaduto. Si era innamorata di un altro. Voleva stare con lui. Lo aveva detto a papà, e lui ci aveva cacciate di casa. Il giorno seguente saremmo andate a vivere con il suo nuovo fidanzato.